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Uno dei poster di "Non siamo più vivi"

“Non Siamo Più Vivi” mi sta convincendo di una cosa:

I coreani sanno fare benissimo le cose a tema zombie.

Dopo il bellissimo “Train to Busan” e l’interessante “Alive”, ora è il turno di una serie TV targata Netflix.

Dire che ho divorato questa serie è un eufemismo: l’ho finita in poco più di un giorno.

Non è affatto perfetta, ma mi ha catturato dall’inizio alla fine.


Diretta da Lee Jae-kyoo e Kim Nam-su e scritta da Chun Sung-il, “Non Siamo Più Vivi” (in originale “Jigeum Uri Hakgyoneun”, “All of Us Are Dead”) è una serie televisiva horror zombie sudcoreana, rilasciata su Netflix come suo prodotto originale.


Il cast un po’ confusionario di “Non Siamo Più Vivi”

I personaggi protagonisti di “Non Siamo Più Vivi” sono per la maggior parte studenti liceali della città (penso fittizia) di Hyosan.

Gli studenti più importanti, nella storia, sono Cheong-san (Yoon Chang-young) e la sua vicina di casa/crush On-jo (Park Ji-hoo); i loro migliori amici, rispettivamente Gyeong-su (Ham Sung-min) e I-sak (Kim Joo-ah); la capoclasse Nam-ra (Cho Yi-hyun); l’ex bullo Su-hyeok (Park Solomon); la snob Na-yeon (Lee Yoo-mi) e l’allegro Dae-su (Im Jae-hyuk).

Oltre a loro, avremo modo di conoscere altri studenti, come il pericoloso bullo Gwi-nam (Yoo In-soo), la scontrosa Mi-jin (Lee Eun-saem) e Ha-ri (Ha Seung-ri), studentessa del club di tiro con l’arco, il cui fratello è in classe con i protagonisti.

Oltre ai liceali, seguiremo la storia anche dal punto di vista di alcuni adulti, come So-ju (Jeon Bae-soo) pompiere e padre di On-ju; il professore Byeong-chan (Kim Byung-chul), insegnante nel liceo dei protagonisti e responsabile assoluto dell’epidemia zombie; il detective Jae-ik (Lee Kyu-hyung) e la deputata Park (Bae Hae-sun).

Ci sono veramente tantissimi personaggi, è impossibile memorizzare i loro nomi.

Alcuni di loro li ho identificati solo grazie alle loro caratteristiche fisiche o al loro ruolo nel gruppo.

Ok che i film horror hanno bisogno di tanta carne da macello, ma un cast troppo nutrito risulta confusionario e i personaggi rischiano di non venire approfonditi come meritano.

Tuttavia, buona parte del cast riesce a brillare e a diventare sempre più interessante, con il passare della storia. Stranamente, il protagonista Cheong-san è più scialbo di buona parte del cast, compresa la sua controparte femminile On-ju.

Ho finito per affezionarmi ad alcuni di loro, il che è un male, visto che chiunque potrebbe morire da un momento all’altro.

Da buoni liceali, molti di loro sono scemi, a tratti irritanti. Per fortuna, l’epidemia riesce a tirare fuori la parte migliore di alcuni di loro…altri, invece, peggiorano e diventano ancora più odiosi.

Io non sono per niente esperto di cultura e società coreana, ma penso che attraverso i diversi personaggi, che siano liceali oppure politici, abbiano rappresentano uno specchio della società moderna del Paese. Molto bene, se così fosse.


“Non Siamo Più Vivi”: genesi e sviluppo di un’epidemia zombie

La serie comincia benissimo, in quanto mostra la nascita dell’epidemia zombie e il suo epicentro, guarda caso il liceo in cui studiano i protagonisti.

Il motivo che ha portato alla nascita del virus è un po’ surreale, anche se molto attuale: il bullismo.

Meno male che nella vita reale, pochi sono capaci di sviluppare un virus zombie, sennò saremmo già tutti morti da anni.

Tornando alla storia…abbiamo il creatore, il motivo e il paziente zero. Molto interessante.

È questione di poco, ovviamente, prima che il virus si propaghi dentro la scuola e per il resto della città.

Dopo il momento iniziale di caos, massacro e morte, seguiamo la storia dei superstiti: chi riuscirà a resistere fino all’arrivo dei soccorsi? Come reagiranno le forze dell’ordine?

Mi è piaciuta molto la presenza di numerosi punti di vista: studenti, polizia, lo scienziato pazzo, addirittura YouTuber stupidi che si avventurano nella città infestata per racimolare likes.

Tutto molto realistico: se dovesse avvenire un’epidemia zombie nella vita reale, penso che molte delle possibilità rappresentate in questa serie si realizzerebbero per davvero.

I colpi di scena sono tanti. L’ordine di morte dei personaggi è imprevedibile, così come la sopravvivenza dei “fortunati”: non vengono per forza fatti fuori i personaggi più inutili per primi, anzi il contrario. Ci sono dei personaggi più insipidi che restano più a lungo in vita, a discapito di individui più interessanti e promettenti.

Niente è scontato.

A volte, ho storto il naso perché qualche personaggio è stato fatto fuori subito dopo l’introduzione di una sua possibile svolta narrativa, ma ci sta.

I rapporti interpersonali e lo sviluppo del cast, così come la questione “virus”, sono gestiti in maniera soddisfacente: è sempre interessante osservare come possono reagire le persone, davanti a un evento così tremendo. Nemmeno le relazioni più strette sono al sicuro: se qualcuno impazzisce, non c’è amico che tenga. Per non parlare dei cattivi che sfruttano gli zombie a loro vantaggio…

Oltre all’avanzamento di trama in tempo reale, vengono mostrate le registrazioni degli esperimenti del prof. scienziato, dove viene spiegato meglio il virus. L’ho trovato sempre un po’ irrealistico, ma è una serie zombie. Cosa c’è di realistico?

Proprio per questo, sono passato sopra alcune scelte di regia in stile “americanata”. Grazie a esse, c’è stato un buon tocco trash, che non guasta mai nell’horror, se usato bene.

Ho trovato molto simpatico anche qualche riferimento a film reali, come “Train to Busan”. Una trovata molto alla “Scream”, ma in salsa zombie.


Il tasso di coinvolgimento è altissimo: molti personaggi risultano così interessanti, nel bene o nel male, che una loro possibile dipartita sarà dura da digerire.

Anche la storia riesce a essere molto accattivante, nonostante la durata totale non giochi completamente a suo favore.

“Non Siamo Più Vivi” è composto da 12 episodi, ognuno dei quali dura un’ora circa.

In pratica, mezza giornata in totale.

Sono riuscito a finire la serie in poco più di un giorno. Mi ha intrigato veramente tantissimo.

Gli autori sono stati davvero astuti: alla fine di ogni episodio, hanno inserito un bel colpo di scena o momento culmine.

Poche serie mi hanno spinto a un livello tale di bingewatching, ultimamente.


Niente da dire, a livello tecnico

L’horror è gestito benissimo.

Non ci sono solo jump scares, ma anche una buona dose di terrore psicologico: gli zombie possono nascondersi ovunque e non rimangono mai fissi in un punto.

I non morti sono fatti bene, per me. La trasformazione degli infetti in mostri è mostrata a pieno in molte occasioni e fa impressione.

Anche a livello di sangue e violenza, gli autori non si sono trattenuti: le uccisioni sono cruente e sanguinose. Alcune scene hanno messo alla prova la mia sopportazione.


Le ambientazioni sono suggestive: la scuola e la città post-scoppio epidemico mettono veramente angoscia. Ci sono delle scene in cui sembra tutto troppo silenzioso e deserto: lì, la paura aumenta. Di sicuro qualche zombie è in agguato.

La colonna sonora sfrutta bene le scene a cui è affiancata: non ci sono tante tracce musicali.

Ho scelto di seguire tutta la serie in lingua originale, nonostante non sappia niente di coreano e mi sono divertito molto: la lingua coreana ha una musicalità veramente particolare.


“Non Siamo Più Vivi” è una serie TV che riesce a catturare, nonostante alcuni elementi non giochino troppo a suo favore, come il numero confusionario di personaggi e la durata totale notevole.

Il cinema sudcoreano non ha creato molte opere zombie, in generale, o non sono state introdotte nel mercato occidentale. Tuttavia, ogni serie o film che ho avuto modo di vedere mi hanno impressionato in maniera totalmente positiva.

Ci sanno fare.

Ci sarà una seconda stagione?

Chi lo sa. Forse è meglio di no.

“Non Siamo Più Vivi” è disponibile qui!

RedNerd Andrea

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