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Secondo giorno, nuova tappa.

Dopo una bella tazza di caffè, abbiamo deciso di dirigerci nella città di Hanamaki, città natale del famoso scrittore Kenji Miyazawa e rinomata località termale.

Arrivati in stazione, ci siamo resi conto di aver sottovaluto la cosa più importante per un viaggio in campagna: i treni.

Rispetto a Sendai, i treni di Morioka sono molto meno frequenti: se la linea è “importante”, passa un treno ogni 40 minuti, massimo un’ora; se la linea è periferica, possono passare anche due ore senza un treno.

La sfiga volle che perdessimo per pochi minuti il treno per Hanamaki, quindi abbiamo dovuto aspettare un’ora. In compenso, abbiamo chiacchierato molto e abbiamo persino conosciuto l’unico italiano residente a Morioka!


Dopo un’altra ora di viaggio, siamo finalmente arrivati a destinazione.

Essendo arrivati abbastanza in ritardo, rispetto alla tabella di marcia, siamo subito corsi all’attrazione principale della città: il museo dedicato a Kenji Miyazawa.

Chi possiede un po’ di conoscenza riguardo la letteratura nipponica, probabilmente conoscerà l’opera più celebre di Miyazawa, ovvero il racconto “Una notte sul treno della Via Lattea”.

Il museo mi ha colpito sin da prima del suo ingresso, visto che abbiamo dovuto percorrere una scala lunga più di 300 gradini, prima di raggiungere l’edificio.

366 gradini. Volevo morire.

Saranno stati i due mesi di semi-isolamento a casa oppure il sonno non pienamente recuperato, ma quei gradini sono stati micidiali: più salivo, più non riuscivo a camminare correttamente. Ho seriamente temuto di cadere tra un gradino e l’altro. Per fortuna, abbiamo raggiunto la cima senza problemi, a parte una lieve mancanza di fiato.


Il museo ci ha accolto con un termoscanner. L’ultima volta che ne avevo visto uno è stato all’aeroporto di Tokyo, a fine febbraio, quando ancora non si era in piena emergenza.

Mi ha fatto piacere incorrere in una misura così forte di sicurezza.

Una volta appurato che tutti noi fossimo sani, la visita ha avuto inizio.

Personalmente, a parte la sua opera principale, non conoscevo molto Kenji Miyazawa.

Sono rimasto davvero sorpreso nel vedere quanti interessi avesse, oltre alla scrittura: era diplomato alla scuola di agraria, studioso di mineralogia ed esperanto, interessato alla cosmologia ed era un fervente buddhista e attivista sociale, nonché pittore e musicista (suonava il violoncello). Solo stima per una persona in grado di portare avanti così tante passioni, come lui. Riguardo la sua attività letteraria, ha scritto numerose fiabe per bambini, racconti e poesie.

Al termine della visita, non ho saputo resistere e ho comprato un’edizione de “Una notte sul treno della Via Lattea” molto particolare: il libro presenta sia il testo originale che la traduzione in inglese. Visto che lessi il racconto molto tempo fa, in italiano, ora potrò leggerlo in altre due lingue.

Dopo il museo, siamo andati a pranzare in un ristorante ispirato a un’altra opera di Miyazawa, “Un ristorante pieno di richieste”: un luogo davvero piacevole e tranquillo, nonostante l’aria condizionata fosse un po’ troppo alta. Ho avuto modo di mangiare un bel piatto di udon con carne di cervo e un onigiri alla piastra, ricoperto di salsa di miso. Un pranzo squisito che ha rivitalizzato le mie energie.

Finito il lauto pasto, ci è toccato di nuovo affrontare i 300 e passa gradini per tornare “a valle”. Essendo stavolta in discesa, è stato tutto più facile, ma ho sempre avuto paura di ruzzolare male. Per fortuna, non è successo.


Essendo arrivati tardi a causa dei treni, abbiamo dovuto cancellare il viaggio pomeridiano nella città di Tono (famosa per le tante attrattive folkloristiche) e anche una capatina alle onsen, quindi abbiamo deciso di goderci con più calma il giro al Dowa Mura (Il villaggio delle fiabe), un simpatico parco di divertimenti, sempre legato all’opera di Miyazawa.

Sinceramente, mi sarei aspettato più attrazioni, ma probabilmente il vuoto era dovuto alla situazione Corona-chan. Sicuramente, in altri momenti, soprattutto nelle giornate di festa, è un luogo ancora più popolato e divertente.

Nell’ingresso, c’è questo bellissimo dipinto.

A spiccare, dentro il parco, è la natura. Ci sono un sacco di punti dove è possibile sedersi con amici o famigliari, fare un bel picnic e rilassarsi per tutto il pomeriggio. Probabilmente, se non avessimo avuto dei treni da prendere, saremmo rimasti molto più a lungo a riposarci sul prato.

Il senso di tranquillità è sovrano, qui.


Purtroppo, è arrivato il momento di tornare a Morioka.

Anche al ritorno, siamo stati sfortunati con i treni. Abbiamo dovuto attendere un’ora per prendere il primo dei due, visto che dove eravamo ne passavano pochissimi. Bisognerebbe aumentare la frequenza dei treni, in aperta campagna.


Cena spettacolare, a Morioka: abbiamo mangiato un riso con curry buonissimo, con il karaage (pollo fritto). Io, essendo uno che fa schifo, ci ho fatto mettere anche un paio di salsicce, anche se in realtà erano più degli wurstel.

Squisito.

La serata si è conclusa con un’oretta di relax in riva al fiume e un commovente ritorno al karaoke, dopo mesi di inattività.

4 thoughts on “FINALMENTE UNA GITA FUORI CITTÀ

  1. guchippai ha detto:

    Solo ai giapponesi poteva venire in mente di chiamarlo corona-chan ^____^

    1. RedNerd Andrea ha detto:

      È vero ahahahahah io uso appellativi più cattivi, rispetto a loro. 😂

  2. Piloswineseyes ha detto:

    Che bei posti! Quella cotoletta mi ha fatto venir voglia anche a me, anche sono solo le otto del mattino.

    1. RedNerd Andrea ha detto:

      Ahahahahaha lascia stare, ogni tanto ci ripenso a quel pranzo. 😂
      Sì, Morioka e Hanamaki sono stati davvero piacevoli.

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