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Chi di voi è sfortunato nel gioco, ma fortunato in amore?

E chi di voi è sfortunato nel gioco, ma lo è anche nell’amore?

Nel secondo caso, vi capisco benissimo, perché sono veramente sfigato in entrambi i casi.

Ma qui voglio parlarvi della sfortuna nel gioco, visto che quest’ultimo weekend ho avuto la conferma di non essere amato dalla Dea della Fortuna nemmeno in Giappone.

Speravo che cambiando stato, la situazione potesse migliorare. E invece, no. Sono iellato a livello mondiale.

In realtà questa storia molto stupida ha un “lieto fine”, ma ogni cosa a suo tempo.


Iniziamo nell’ordine corretto.

Ho avuto l’onore di lavorare nel fine settimana per la NHK, l’emittente televisiva più importante del Giappone. In pratica è la Rai del Sol Levante, visto che vogliono far pagare a chiunque possegga un’abitazione propria il canone televisivo. Improvvisamente sono felice di trovarmi in un dormitorio. Rischio di fare colazione con gli orsi e con i ragni, ma almeno non devo cacciare gli impiegati della NHK che vengono a citofonare. Mi sarebbe dispiaciuto per loro, visto che ho acquisito molta esperienza nel mandare a quel paese Acea, Enelgas, Vodafone e testimoni di Geova.

Torniamo al mio (primo) lavoro svolto in Giappone.

Avrei dovuto aiutare dei senpai italiani a intrattenere gli ospiti e i curiosi che sarebbero venuti nella sede NHK di Sendai per partecipare a un evento dedicato alle imminenti Olimpiadi e Paraolimpiadi di Tokyo del 2020. Perché servivamo proprio noi italiani? Perché tra le attività in programma, era prevista una piccola manifestazione dedicata all’Italia, visto che Sendai ospiterà molti miei atleti olimpionici connazionali. Questa notizia mi ha reso molto felice.

E così, intrigato dall’esperienza che avrei potuto vivere, ho accettato senza pensare due volte ad aiutare i miei senpai de La Sapienza, Elena e Davide (del canale YouTube “Vivi Giappone”). Conoscendo i loro curriculum, ero decisamente la più capra del trio, ma sti cavoli del mio complesso di inferiorità. Mi sarei divertito un mondo.

L’aspettativa era questa: far giocare bambini giapponesi a giochi caratteristici italiani, come “Un Due Tre, Stella”, il gioco della campana e Morra Cinese.

L’aspettativa è stata soddisfatta al 10%, perché abbiamo sì giocato a giochi italiani…ma abbiamo intrattenuto per la maggior parte delle ragazze adolescenti.

La cosa non mi avrebbe dovuto sorprendere, se avessi capito fin dall’inizio che saremmo stati affiancati (o abbiamo noi affiancato loro?) da una idol band maschile, i Zenryoku Boys.

Ovviamente avremmo avuto a che fare con tante ragazzine liceali.


Sabato, quindi, siamo arrivati alla NHK Sendai per incontrare lo staff, inclusa la presentatrice dell’evento e coloro che ci avevano gentilmente ingaggiati.

Ammetto che ero già da subito preoccupato, ma non per l’evento in sé, ma perché avevo fatto tardissimo la notte prima e avevo dormito sì e no 6 ore. Temevo che mi sarei addormentato da un punto all’altro, tipo la giraffa Melman di “Madagascar”.

Per fortuna, un caffè strategico preso subito dopo il briefing con lo staff ha ristorato abbastanza le mie energie.

Oltre allo staff, conosciamo anche la PR, la signorina Tanaka, che ho soprannominato “L’adorabile salvatrice”, visto che mi ha aiutato un paio di volte, durante il primo giorno. Veramente un’amore.

I giochi che avremmo svolto erano i seguenti: Scopa (in una versione abbastanza semplificata), Morra Cinese e la campana. Ovviamente, ognuno di noi sarebbe stato a capo di un gioco.

Finalmente ho imparato a giocare a Scopa.

Sì, non ci ho mai giocato sul serio finora. Non sono un grande amante delle carte (a meno che non siano tarocchi). A malapena gioco volentieri a Sette e mezzo e Trentuno. Almeno loro sono facili da capire per il mio cervello arrugginito.

E qui arriva la prima conferma della mia iella internazionale: faccio una sola partita a Scopa con i senpai e un bimbo nipponico e sono L’UNICO a non ottenere nemmeno un punto.

Viva me.


Il nostro impiego è risultato più breve del previsto: avremmo svolto 2 interventi al giorno dagli identici contenuti. Sarebbero cambiati solo il pubblico e i Zenryoku Boys che ci avrebbero spalleggiato. Da notare che questi dettagli ci sono stati resi noti durante il weekend. L’imprevedibilità è sempre ben accetta, almeno da me.

Nell’attesa che iniziasse il nostro momento, abbiamo avuto modo di vedere i filmati girati dalla NHK per far conoscere i vari paesi che sarebbero stati ospitati nella prefettura di Miyagi (ovvero la prefettura in cui si trova Sendai): Italia, Palau (di cui ho scoperto l’esistenza solo in questi giorni), Canada, Sud Africa e Israele. Ogni video consisteva in uno o due ragazzi di quella nazione che avrebbero presentato il proprio Stato e avrebbero insegnato ai giapponesi come fare il tifo nella propria lingua. Nel nostro caso, è stato utilizzato “Forza Ragazzi!” con tanto di battiti di mani a ritmo.

Mia osservazione abbastanza random: gli altri ragazzi invocano il nome della propria nazione, noi invece no. L’ho trovata una cosa carina, perché fa pensare che tifiamo non solo per l’Italia, ma anche per gli altri sfidanti, così da ottenere una competizione emozionante e corretta. Chissà, però, perché non è stato proposto di urlare “Italia”.

E qui si arriva a un piccolo imprevisto linguistico, che solo chi ha studiato in maniera abbastanza approfondita la lingua giapponese può capire.

Ovviamente i giapponesi hanno sottotitolato nella loro lingua il dialogo dei due ragazzi italiani, visto che è stato fatto in italiano. Quindi nella parte bassa dello schermo, appariva la versione sottotitolata. Quando si arriva alla parte di “Forza Ragazzi!”, notiamo una cosa veramente assurda.

“Ragazzi”, essendo una parola straniera, viene scritta in katakana. Di norma viene resa, nella pronuncia giapponese, con “Ragatsi” ( ラガツィ), ma nel video, non si sa per quale motivo, è stata resa con “Ragatchi” (ラガッチ), abbastanza impensabile. visto che la pronuncia non è molto simile all’originale. Stessa cosa è successa con Venezia: la pronuncia “giapponesizzata” è “Benetsia” (ベネツィア), ma qui è stata resa con “Benetcha” (ベネッチャ).

Non sapevamo se sbranare il sottotitolatore o i due ragazzi, che non hanno fatto presente l’errore (tra l’altro, erano anche abbastanza mosci e irritanti, ma questa impressione è stata dettata dal mio ego attore che ha studiato dizione per un po’ di anni).

E vabbè, ragatchi, ci tocca fare i maestrini anche all’estero.


Finiti i preparativi, cominciamo a intrattenere i primi visitatori, in attesa che cominci l’evento vero e proprio. Nel mentre, abbiamo anche insegnato alle assistenti della presentatrice a giocare a Scopa.

Finalmente arrivano due ragazzi che danno proprio l’idea di essere due idol. Cosa me li ha resi riconoscibili? Capelli colorati (uno di colore rosso, uno di colore biondo platino alla Raffaella Carrà) e viso simpatico.

In realtà i Zenryoku Boys sono sei, ma si sono divisi a coppie per tutto il weekend. Quindi, per questo primo turno, abbiamo collaborato con Shunta (il più “anziano” e primo leader) e Shin.

No, non ho imparato i loro nomi grazie alle loro presentazioni. Sono andato su Wikipedia e ho usato le mie celluline grigie per associare ogni nome al suo volto. Ci ho messo mezz’ora.

Nel frattempo, la sala si è riempita di adolescenti, alcune accompagnate dalle madri, qualche bambino e persino alcune signore attempate. La musica non ha età ed è questo che la rende ancora più interessante.

Finalmente la presentatrice dà il via alla manifestazione, introducendo noi ospiti e l’Italia. Ovviamente è partito ancora una volta il video di “forza ragatchi” e Davide, per mia somma gioia, non ha perso l’occasione per far notare l’errore. Tanto mica si può correggere, il danno è bello che fatto.

Arriva il turno di noi italiani e Davide insegna come salutare e presentarsi nella nostra lingua. Devo ammettere che idol e pubblico hanno partecipato con un buon entusiasmo, nonostante la timidezza. Shin (il platinato Carrà) è quello che pronuncia nella maniera più buffa, facendoci piegare dal ridere, però ho notato che sono stati molto bravi in generale ad assimilare l’italiano.

Finito il momento della lezione, si arriva ai giochi e si decide chi si occuperà di cosa: Davide avrebbe insegnato a giocare a carte, Elena a contare mentre si giocava alla campana, mentre io avrei insegnato a giocare a Morra Cinese.

Ovviamente, la parte ansiosa che è in me ha cominciato a sudare freddo: avrei dovuto insegnare a giocare a una piccola mandria di fan super emozionate, in giapponese, senza aiutarmi nell’italiano, eccezione fatta per le parole da usare nel gioco.

Per fortuna, la meravigliosa Tanaka-san mi ha affiancato per i primi minuti, dandomi una linea guida per come comportarmi. Inoltre, mi è stato affiancato Shunta, il leader della band, così da attirare più persone possibili alla mia postazione. Guarda il caso: il rosso italiano con il rosso giapponese.


Vediamo come funziona la morra cinese in giapponese.

Noi diciamo “Buttiamole giù” e dicendo “giù”, facciamo la nostra mossa (sasso, carta, forbice), mentre in Giappone si dice “Jankenpon”.

Le regole sono praticamente le stesse: roccia è forte contro la forbice, la forbice contro la carta, mentre la carta batte il sasso. La differenza, ovviamente, sta nelle parole.

Sasso è “gu”, anche se la parola vera in giapponese è “ishi”.

Forbice è “choki”, anche se la parola vera è “hasami”.

Carta, invece, è “paa”, mentre la parola vera è “kami”.


Ovviamente, nei primi momenti ero terribilmente impacciato, ma poi ho capito come comportarmi e ho iniziato a divertirmi come un matto. Ogni ragazza avrebbe ricevuto la mia spiegazione, ci saremmo sfidati a una partita di morra cinese, poi la ragazza avrebbe sfidato l’idol (motivo principale che l’aveva portata, ovviamente, alla mia postazione).

Ovviamente persi molte volte. Sicuro i giapponesi sono forti di loro, ma giocare contro di me, che incarno la iella in persona, è come sparare sulla croce rossa.

Il caro Shunta, poi, era un mattacchione, quindi mi ha detto più volte “Sensei wa yowai ne!” (Maestro, sei scarsino, eh?”)

Shunta caro. Sei tanto simpatico e grazie per avermi dato del maestro, ma non puoi minare così la mia autostima.

Ho finito per divertirmi così tanto che la mezz’ora è passata in fretta e la prima parte dell’evento è finito. Salutiamo i due zenryoku, andiamo a mangiare un delizioso bento che ci è stato gentilmente offerto e ci siamo riposati prima del secondo turno. Ho colto l’occasione per parlare con alcune piacevoli signore dell’associazione per cui abbiamo lavorato, riuscendo a comunicare in giapponese anche su argomenti inerenti l’Italia.. Penso di aver imparato molte cose. Inoltre, ho avuto modo di parlare dell’Abruzzo, visto che indossavo una maglietta presa a una festa a Capitignano (il mio amato paesino in cui passo spesso le vacanze) e le signore erano incuriosite dalla frase in dialetto abruzzese.

Finita la pausa, si ricomincia. Altro giro, altro video con forza ragatchi, due idol diversi (stavolta lo spilungone Issei e il secondo leader Hiroto). La cosa molto buffa è che il pubblico era composto quasi interamente dalle stesse fan di prima. Si vede che tenevano molto ai loro idoli.

Questa volta, Davide ci ha autopresentato a noi tre come i “Forza Boys”, visto che “Zenryoku” significa “tutta la propria forza”. Tutti hanno apprezzato. Se in futuro, io, Davide e Elena dovessimo diventare famosi, almeno sapremmo già come farci chiamare.

Ora che ci penso, “Zenryoku Boys” equivale a “Forza Ragazzi”, se vogliamo tradurre liberamente dal giapponese all’italiano. Che ironia.

Arriva il momento dei giochi. Anche questa volta, la meravigliosa Tanaka-san mi da una mano santa e ha fatto scrivere le parole da usare nel gioco su un foglio, così da aiutare i giapponesi nella pronuncia e nella memorizzazione. Per quanto riguarda i Zenryoku, vengo spalleggiato da Hiroto. Anche questa volta ho beccato il leader. Per un momento mi sono sentito figo.

Poi ho cominciato a perdere numerose volte a morra cinese. Il buon Hiroto non ha perso l’occasione di essere matto come l’altro ragazzo e mi ha detto pure lui che sono una schiappa.

Ma allora vi siete messi contro di me per mortificarmi. NON SARÒ MAI VOSTRO FAN, ZENRYOKU BOYS.

Purtroppo (o per fortuna, se bisogna vederla dalla prospettiva del giocatore iellato) la sessione di gioco finisce e con esso il nostro primo giorno di lavoro.

Prima di andarcene, ci siamo scattati delle foto con le torce olimpiche sia delle Olimpiadi che delle Paraolimpiadi.

Liberi dai nostri doveri, decidiamo di festeggiare con una bella magnata e bevuta. Ci voleva proprio.

Peccato che, preso dalla voglia di divertirmi, ho scelto di restare fino a mezzanotte inoltrata, perdendo l’ultimo mezzo di trasporto disponibile. Da non ripetere mai più, visto che dal centro di Sendai ad Aobayama ci vuole un’ora di camminata a piedi. Per carità divina, molto bello da fare in tarda primavera o estate, ma non a inizio inverno, con pioggerellina fitta, vento e umidità. Basta poco per ribeccare la bronchite.

Morale della favola: sono tornato a casa alle 2, tutto sudato e con i piedi a pezzi. Ho dovuto farmi la doccia così da non rischiare effetti collaterali durante la notte. Spero di non aver svegliato i miei coinquilini.

Arriviamo al secondo giorno. Mi sveglio per miracolo a un orario decente, nonostante le 3-4 ore di sonno, e corro alla NHK per perdere ancora una volta a morra cinese.

Il primo turno si è dimostrato molto leggero, visto che i Zenryoku Boys non potevano restare a fare i giochi, in quanto avevano un breve concerto live al piano di sotto dell’edificio, quindi le fan, terminata la lezione in italiano di Davide, sono corse via con i loro idoli. Qualcuno è rimasto lo stesso, però, soprattutto bambini. Mi ha sorpreso vedere anche alcune ragazze, visto che ero convinto che fossero tutte alle calcagna dei Zenryoku. Essendo il ritmo meno forsennato, sono riuscito a far sfidare le persone anche a coppia tra loro, se non erano venute da sole.

Sarei stato molto curioso, però, di conoscere gli ultimi due idol, che erano effettivamente venuti ad affiancarci, anche se per poco tempo: Daiki, con i capelli tinti di argento, e Isshin, il più piccolo del gruppo. Sono rimasto scioccato, quando ho scoperto che ha 15 anni. In Italia non c’è assolutamente questa cultura degli idol che cominciano la loro carriera così giovani. Abbiamo avuto, sì, bambini cantanti grazie alle trasmissioni “Ti Lascio una Canzone” (da cui sono usciti i ragazzi de Il Volo) e “Io Canto”, ma quasi tutti questi giovanissimi non hanno mai intrapreso una vera e propria carriera professionale, fatta eccezione proprio per il trio de Il Volo, che ormai hanno passato i venti anni di età.

Il primo turno è finito così, come se non ci fosse stato. Si pranza con un altro delizioso bento, si chiacchiera con le deliziose signore giapponese dell’associazione, poi si arriva al secondo e ultimo turno del nostro lavoro.

Questa volta si lavora bene, visto che i due Zenryoku si trattengono fino alla fine. A tornare per l’ultimo giro sono Shunta e Shin del giorno prima, ma stavolta vengo affiancato dal biondino.

Per mia somma sorpresa, quasi tutte le ragazze erano le stesse del giorno prima! Ho cominciato ad ammirare seriamente la loro grande dedizione per i loro beniamini. Erano presente anche le stesse signore attempate, super raffinate ma anche molto timide, come se fossero tornate ad avere 15 anni. Adorabili.

Ma non solo, tutte queste persone già venute a giocare a morra cinese si sono ricordate molto bene la pronuncia delle parole italiane. Volevo commuovermi. Solo Shin faceva gli stessi errori, ma ha recuperato in tempi record. Shunta invece bravissimo sin dal primo secondo.

Ho deciso di godermi questa ultima mezz’ora in tutti i modi possibili, usando tutta l’energia disponibile nel mio corpo (sennò mi sarei addormentato sul tavolo, visto che sentivo ancora gli effetti della nottata). Le fan non mi avrebbero degnato di uno sguardo perché troppo incantate dai loro amori? Sticavoli, ero lì per giocare a morra cinese, non per intrattenere discorsi sui massimi sistemi.

Miracolo: ho vinto più partite del solito. Ero fiero di me, tanto che l’ho detto a Shin (e sembra aver capito). Per di più, ho iniziato il turno vincendo tipo 7 partite di fila. Ero così contento, ma anche triste per aver sconfitto le fan, infatti ho chiesto loro scusa (scatenando le risate loro e dell’idol).

Dopo tante partite, alcune delle quali bis con fan già venute a inizio turno, purtroppo si conclude l’ultima sessione di gioco e decido di sfidare Shin.

Vince lui.

Meglio così. Le fan saranno rimaste estasiate nel vederlo vincere contro il sensei (dei poveri). Il ragazzo, d’altra parte, mi ha sorpreso facendomi domande riguardo il mio anno in Giappone, ma a causa di un video partito a volume alto non ho capito un granché, quindi avrò dato risposte completamente a caso. Mai che riesco a vivere una giornata in Giappone senza fare figure del cavolo.

Abbiamo quindi salutato i ragazzi e le fan, ma siamo stati invitati al loro secondo live. Visto che eravamo finalmente liberi, siamo andati a vederli all’opera.

Purtroppo non hanno cantato nessuna loro canzone, ma hanno ballato insieme a fan e bambini un singolo molto famoso in questi mesi, “Paprika”, cantato dal gruppo corale Foorin (formato da bambini). Ovviamente la canzone è molto orecchiabile e allegra (sì, la sto ascoltando pure in questo preciso momento, mentre sto terminando questo papiro), quindi avrò serie difficoltà a levarmela dalla testa. Ho persino provato a ballarla in maniera approssimativa, ma mi vergognavo troppo. Non mi trovavo mica a giocare a “Just Dance” con gli amici.

Finito questo breve live, siamo finalmente liberi di tornare a casa. Riusciamo a beccare i Zenryoku Boys per un ultimo saluto, ma sorpresa! Abbiamo il tempo di fare una foto tutti insieme. Ancora più inaspettato, però, è stato il modo di salutarci dei ragazzi: ognuno di loro si è avvicinato per stringerci la mano.

Mi avranno massacrato per la mia iella a morra cinese, ma si sono rivelati dei ragazzi adorabili. Forse diventerò loro fan.

Prima di andarcene definitivamente dalla NHK, ci viene data la possibilità di portare a casa un pacchetto di dolcetti italiani. In vena di antagonismo verso il cioccolato, ho deciso di arraffare i torroncini alle mandorle e nocciole. Erano molto buoni (per fortuna ne ho regalata buona parte a staff della NHK e ad amici, sennò me li sarei mangiati tutti in due giorni).


Siamo arrivati ai momenti dei saluti. Io, Elena e Davide siamo tornati nelle nostre case per riposarci (viste le due precedenti nottate lunghe) e io ho ricominciato a studiare perché purtroppo sono in pieno periodo di esami di lingua.

Sono davvero felice di aver vissuto questa prima esperienza lavorativa, anche se durata solo due giorni. Ho avuto modo di migliorare non solo il mio giapponese, ma anche le mie abilità comunicative e sociali con gli sconosciuti, visto che sono un timido impacciato cronico.

Grazie, quindi alla NHK, all’associazione culturale, a Davide e Elena per avermi dato questa possibilità (e di aver sopportato ogni mia incapacità nel giapponese).

Grazie alle fan che hanno speso un minuto per giocare con questo italiano iellato. So che eravate venute per i vostri Boys, ma ho apprezzato molto.

E grazie ai Zenryoku Boys perché sono stati molto simpatici, ma soprattutto perché hanno messo su Twitter la foto di gruppo con noi tre, quindi ora la parte adolescenziale di Sendai ci conosce. Questo è solo il primo passo, per noi “Forza Boys”, per diventare famosi in tutto il Giappone.

じゃ、また!Ci vediamo!

RedNerd Andrea

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