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Domenica, il settimo giorno della settimana. Ergo, il giorno del riposo.

C’è gente che dorme fino a tardi. C’è gente che approfitta del tanto tempo libero per recuperare lo studio arretrato. C’è ovviamente chi deve lavorare. C’è invece chi si dedica alle faccende casalinghe oppure usa il proprio tempo per andare a trovare dei parenti; altre persone ancora si prendono del tempo per sé e scelgono di “fuggire” per fare della sana villeggiatura fuori porta.

Io vorrei fare parte dei primi due gruppi (dormire e studio arretrato), ma sono in Giappone. Dal lunedì al venerdì mi danno per seguire le lezioni e fare i compiti, quindi ho solamente il weekend per riposarmi e di solito sfrutto il sabato per recuperare lo studio. La domenica invece, se possibile, è dedicata alla villeggiatura.

Sendai è un meraviglioso posto situato in montagna, quindi zone in cui camminare, respirare aria fresca e ammirare spettacolari panorami abbondano in quantità. Quindi, perché non sfruttare i rari giorni in cui è previsto bel tempo (visto che la temperatura e il clima cambiano ogni 3×2) per girare la città e altre zone del Tohoku?


Questo è quello che decisi di fare una domenica di ottobre. Un gruppo di ragazzi di un altro dormitorio ha programmato una giornata di hiking nei dintorni di Naruko Onsen, una località piuttosto famosa per le onsen (sorgenti termali). Essendo amico di alcuni del gruppo, mi è stato proposto di partecipare e io, super entusiasta di conoscere nuove persone e cominciare a fare salutari passeggiate in montagna, ho accettato.

C’era solo un problema: sarei dovuto svegliarmi alle 6 del mattino perché il treno da prendere era alle 8. Vabbè, un “piccolo” sacrificio da fare per trascorrere una giornata alternativa ma super piacevole. Avrei sentito la sveglia?

Per fortuna, sì. Rischiai comunque di perdere il treno perché il letto era troppo caldo e confortevole, mentre fuori non prometteva di certo il tempo stupendo che era previsto. Ma avevo promesso a me stesso di socializzare con le persone e girare il Giappone, quindi mi feci forza, preparai lo zaino, mi misi cose comode come pantaloni da tuta e felpetta pesantina e presi la metro per raggiungere Sendai centrale.

A mia completa sorpresa, fui il primo ad arrivare. La prossima volta do retta alla mia parte pigra ed esco 10 minuti più tardi perché odio essere sempre il primo ad arrivare. Per fortuna gli altri arrivarono pochi minuti dopo. Il fatto di essere l’unico del mio dormitorio (Aobayama) mentre tutti provenivano dalla zona di Sanjo mi mise un filetto a disagio, mi sentivo un pesce fuor d’acqua. Per fortuna, sono stati tutti amichevoli con me e sono riuscito a fare due chiacchiere durante il viaggio.

La parte negativa del viaggio è stata il prezzo del biglietto. In Giappone, i trasporti costano molto a prescindere. Non funziona come a Roma, dove paghi 1,50 euro e puoi girare per qualunque fermata delle tre metro per 120 minuti o fino a che non timbri di nuovo il biglietto (perché, da perfetto essere civile, spero tanto che lo compriate ancora). Qui, ogni traversata ha un suo costo, anche un viaggio di una sola fermata. Il prezzo minore è 210 yen (1.75€). Quindi si spende, in teoria, più per i trasporti che per il cibo. Molto strano.

Il viaggio per raggiungere Naruko Onsen non è stato da meno. Un solo biglietto è venuto 1690 yen (sui 14€), quindi avendone dovuti fare due, ho speso più di 3000 yen. Un po’ scomodo ed esagerato, soprattutto quando pensi che da Roma alla Fiera di Roma di Fiumicino basta prendere il biglietto da 1,50.

Però i mezzi sono tutti puliti, silenziosi, veloci e puntuali. Almeno si paga tanto per un ottimo servizio.


Torniamo al viaggio. Circa 2 ore e 3 cambi di treno. Visto che non avevo dormito moltissimo, ho cercato di recuperare sul treno, ma non era molto facile, soprattutto perché ho avuto accanto a me, per buona parte del viaggio, un signore anziano del luogo che non faceva altro che canticchiare con la bocca chiusa. Abbastanza sopportabile, alla fine, ma la mia pazienza è stata messa a dura prova quando alternava i suoi momenti alla “X Factor versione muta” con attacchi di tosse catarrosa. Non era di certo un giapponese super educato, visto che non metteva quasi mai la mano. Pertanto, ho fatto qualche sudoku (ho recuperato la passione per questi puzzle, qui a Sendai) e ogni tanto pregavo di non prendere qualche virus mortale.

Sono passati un po’ di giorni, ma sto bene.


Vicini di posto spiacevoli a parte, arriviamo finalmente alla fermata di Nakayamadairaonsen, quella successiva a Naruko Onsen. Perché siamo scesi dopo? Ci siamo per caso sbagliati?

No, è tutto programmato. La camminata consiste proprio nel partire da Nakayamadairaonsen e farsela a fette fino a Naruko Onsen, che non è proprio vicinissimo: ci sono circa 10 km di distanza. Si prospetta una bella passeggiata.

Ovviamente non c’era l’intenzione di camminare sulle strade, non siamo mica aspiranti suicidi. Decidemmo di prendere un percorso attraverso i boschi del luogo. Per fortuna, non sono strade improvvisate, ma sono ben conosciute dalla gente locale, tanto che hanno messo nel corso del tragitto dei fazzoletti azzurri e rossi per segnare dove proseguire (blu) e dove fare marcia indietro (rosso). Il tutto dipende da quale senso venga presa la strada. C’è chi fa Nakayamadairaonsen – Naruko, come abbiamo fatto noi, e chi il contrario. Nel dubbio, adoro la pragmaticità giapponese.


Dopo aver sbagliato inizialmente strada, incappammo nella prima rogna non prevista. Cominciò a piovere, anche se leggermente. Meno male che il meteo dava bel tempo.

Per fortuna, la quantità di pioggia era poca, quindi il rischio di inzupparsi già a inizio hiking era basso.

Dopo aver camminato per circa una ventina di minuti per le strade, finimmo in una zona più montuosa. Il poliziotto a cui chiedemmo informazioni ci levò ogni dubbio: eravamo arrivati all’inizio del percorso. Ci armammo, quindi, di positività e energia e cominciammo ad incamminarci tra i boschi.

È lì che finalmente riuscii a incontrare l’autunno giapponese. Ogni angolo era sommerso da foglie di vari colori. Non credo di aver mai visto, in 25 anni, un autunno così colorato. Ma non è tutto: in lontananza si vedevano le montagne. Durante i 20 minuti per il paese e per tutto questo primo tratto in mezzo alle foglie cadute, non so perché, ma mi è sembrato di stare in Abruzzo: ho percepito la stessa tranquillità e semplicità dei tipici paesini di montagna. A quanto pare, è davvero possibile sentirsi a casa, anche se in un altro continente.

Altre beltà incontrate includono ponti piccoli, non proprio rassicuranti, ma in grado di donarti dei bei panorami. Se non avessi rischiato di prendermi una polmonite istantanea, mi sarei pure fatto il bagno nel fiume sottostante…ma per fortuna, non sono un pazzoide, quindi mi sono accontentato di fare le foto.

A un certo punto, incontrammo un’altra bella gatta da pelare: due giorni prima era caduta una quantità enorme di pioggia nel Tohoku, quindi alcune strade non si erano ancora asciugate del tutto. Ergo, fango a go go. Penso di aver rischiato la vita almeno una decina di volte in meno di un chilometro. Nonostante avessi messo le scarpe più sportive, sono scivolato spesso. Per fortuna, sembro essere dotato di un buon senso dell’equilibrio, quindi non sono mai caduto. Sarebbe stato imbarazzante, ma avrei ricreato una scena molto famosa nell’immaginario comico collettivo: l’imbranato che cade di faccia sul fango.

Magari, però, il fango giapponese contiene elementi curativi. Di certo, non ci tengo a provarlo sulla mia pelle.

Scivoloni a parte, la camminata continuò a gonfie vele e riuscii a socializzare di più con i miei compagni di viaggio, che comprendevano anche un altro italiano (ci sono almeno una dozzina di italiani, nella Tohoku University) e un inglese-australiano con i nonni provenienti dall’Abruzzo. Per la precisione, L’Aquila.

Mai avrei pensato di parlare di polenta, arrosticini e fiere paesane con una persona non italiana. è stato un bel momento.

Ho avuto anche occasione di fare due chiacchiere con una delle guide giapponesi, che mi ha confermato due cose:

  1. I giapponesi hanno qualcosa nel DNA che li rende eternamente giovani, perché questa ragazza sembrava poco più grande di me, quando in realtà è vicina ai 40. Ciò conferma la mia teoria che l’elisir della lunga vita esiste e lo possiedono due tipi di persone: Angela Bassett e il popolo giapponese.
  2. I giapponesi sono persone molto contenute e sobrie, ma se becchi il pazzo, ti diverti un mondo. Appena ho detto alla ragazza che ero italiano, ella ha fatto un mega balzo in alto, è atterrata e ha urlato in italiano “MANGIARE!”, per poi dire di voler tornare a Napoli perché vuole mangiare la pizza più buona di Italia. Ti prego, diventa mia amica subito.

Nel mentre, il tempo ha deciso che era il momento di fare il birichino: ha fatto sbucare il sole, poi si è rannuvolato e poi ha deciso di far tornare il sole. Insomma, deciditi, che o sudiamo o crepamo de freddo.


Verso l’ora di pranzo, raggiungemmo un posto perfetto per sederci e mangiare. Peccato che io avevo mangiato proprio due minuti prima l’ultimo onigiri. Per fortuna, alcuni ragazzi hanno condiviso dei dolcetti con me. Non dovrei parlare troppo presto, ma credo di aver conosciuto molte belle persone, qui a Sendai.

In questo stesso posto, scoprimmo che a Naruko Onsen c’è persino un museo dedicato alle bambole kokeshi. Infatti, lungo il percorso, ce ne erano alcune in formato maxi. Io, in preda a un attacco di euforia infantile, ho deciso di farmi una foto abbracciato a una di esse, nonostante non le abbia mai pienamente apprezzate, anzi…le ho sempre trovate inquietanti.

Un raro esemplare di cretino italiano.

Finito il pranzo, abbiamo scoperto che mancava davvero poco alla destinazione ed era quasi tutto in discesa. Ottimo, se suda de meno.

Ed ecco che la nostra bella camminata continuò tra paesaggi, ponti, ruscelli e atmosfere meravigliosamente bucoliche. La gita si è rivelata più breve del previsto, ma è stata davvero piacevole e alquanto faticosa. Se semo comunque fatti almeno 10 km.


Capiamo subito di essere arrivati a Naruko Onsen grazie ad alcuni elementi palesi: il ritorno alla civiltà, rappresentato dalle case e della ferrovia; i distributori automatici di bibite e l’odore di zolfo. Siamo vicini alle terme. E nessuno ci impedirà di entrare in una di esse.

Infatti, fummo guidati da una delle guide a una specie di albergo, dove c’è di tutto: ristorante, area bambini, negozi di souvenir e vestiti, sala giochi (che non ho avuto modo di visitare, me misero) e, ovviamente, una sorgente termale.

Avevamo una bella e una cattiva notizia: la bella è che saremmo andati a rilassarci alle onsen; quella cattiva è che ci saremmo potuti restare per poco tempo perché sennò avremmo perso il treno e l’appuntamento con altri amici per cenare insieme. Quindi entriamo in fretta e in furia nella sorgente.

Se avessi potuto fare delle foto, sarei stato tutto il tempo appollaiato alla finestra. L’onsen è situata all’8° piano dell’edificio, quindi è possibile godere di un fantastico panorama montuoso dalla finestra. Rilassarsi mentre si è immersi nell’acqua calda e circondati dalle montagne è una delle cose più belle che si possa fare. Per di più, non solo c’era la vasca principale interna supercalda, ma c’era una vasca leggermente più piccola all’esterno, dove potevamo ammirare ancora di più le montagne, nonostante ci fosse un parziale muro di legno. D’altronde, senza protezione, probabilmente avremmo beccato i peggiori spifferi d’aria fredda, beccandoci all’istante un malanno brutto.


Purtroppo il momento paradisiaco alle terme finì prima di quanto volessi in quanto avevamo un treno da prendere. Noi ragazzi abbiamo salutato chi sarebbe rimasto ancora un pochino a girare per la zona e siamo corsi a prendere un treno molto caratteristico: esternamente e internamente sembrava una vettura degli anni ’60, molto bellina, ma ovviamente costava più di 1500 yen in quanto diretta a Sendai senza cambi. Sempre la stessa solfa: roba comoda, ma costosa.

Ciò che però ha reso questo viaggio di ritorno molto valido riguarda i posti a sedere: a inizio viaggio, era tutto pieno e prenotato, quindi io e un altro ragazzo abbiamo fatto ciò che a Roma non sarebbe mai stato possibile: ci siamo seduti per terra nello spazio tra un vagone e l’altro. A Roma non l’avrei mai fatto per vari motivi, soprattutto perché i treni so lerci e la gente mi avrebbe rubato pure le mutande, nel caso mi fossi addormentato. A Sendai mi sono sentito più tranquillo, quindi ho permesso alla mia dignità di andare brevemente in vacanza e mi sono appisolato per una mezz’oretta. Peccato che stare seduti su quei piccoli spazi non era il massimo della comodità, quindi mi sono svegliato indolenzito.

Visto che in quello stesso momento eravamo capitati in una fermata dove sarebbe scesa molta gente, io e il mio amico siamo tornati dagli altri, speranzosi di trovare qualche posto vuoto.

E fortuna fu! C’erano due posti vuoti…paralleli alla finestra del vagone. Dico “finestra” perché era interamente di vetro, non era un finestrino. Quindi, mi sono goduto il resto del viaggio con il bellissimo panorama del Tohoku davanti ai miei occhi.

Peccato che tra sveglia presto, cambi repentini di temperatura, relax estremo dovuto alle onsen e dormita incompleta seduto per terra, sono diventato ancora più stanco e sono crollato, per poi risvegliarmi, col mal di testa lancinante, poco prima di giungere a Sendai.

Il resto è stato rapido: incontro con altri amici, cena a base di squisiti spiedini, mal di testa peggiorato, saluto tutti per tornare a casa, crollo sul letto e dormo come un ghiro.


Quando si è in Giappone, soprattutto in un posto così naturale come Sendai, bisogna approfittare di ogni giorno bello per fare minimo due passi, così da assaporare il clima, l’aria fresca e la natura. Secondo voi perché Sendai è soprannominata “La Città degli Alberi”?

Ergo, due cose sono essenziali per portare l’apprezzamento di queste località al livello successivo: le camminate in mezzo alla natura (facendo attenzione) e una bella rinfrescata (di almeno due ore) alle onsen.

Spero di trovare una sorgente termale che non costi troppo anche a Sendai, perché penso di aver bisogno di andarci una volta a settimana.

RedNerd Andrea

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