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Da quando mi sono “trasferito” a Sendai, è passato quasi un mese. Sono già successe un sacco di cose: ho cominciato l’università, ho fatto nuove amicizie, ho capito che la mensa del mio campus sarà la mia seconda casa, insieme alla sala giochi, poi mi sono beccato la bronchite e ho avuto un nuovo faccia a faccia con i tifoni.

Di certo non posso dire di aver trascorso un mese noioso.

Mancava, però, qualcosa all’appello: una visita nei luoghi caratteristici di Sendai. A Tokyo sono riuscito a visitare alcuni templi, ma avevo solo tre giorni di tempo, quindi dovevo per forza affrettare gli affari turistici.

Con Sendai ho scelto di fare le cose con più calma, visto che ho un intero anno a disposizione. Però mi sono reso conto che non è carino ignorare templi e castelli e passare anche ore intere sui cabinati arcade. Ergo, dovevo darmi una mossa e cominciare a conoscere le bellezze storiche, architettoniche e culturali della città.

Quale migliore occasione di un giorno in cui non avrei avuto lezione? Il prof era talmente impegnato che non sarebbe riuscito a esserci all’università, quindi sono saltate tre ore di ascolto e dialogo in giapponese. Tutte cose utili, per carità, ma lo studente pigro e cazzaro come me ha fatto i salti di gioia, soprattutto perché mancavano ancora tante cose burocratiche da fare, come pagare il dormitorio.

Infatti, la priorità è stata andare alla banca e pagare questi primi due mesi di alloggio. Sicché è raro trovare impiegati bancari in grado di parlare inglese, ho dovuto chiedere alla mia tutor di accompagnarmi. Grazie a lei, ho capito più in fretta le cose da fare prima dell’effettivo pagamento e ho dialogato un bel po’ in giapponese durante le varie attese.

A differenza delle banche italiane, quelle giapponesi sono più silenziose, precise, si dedicano molto alle scartoffie preventive e sono rapidissime. Non me lo sarei proprio aspettato…possiamo averle così anche in Italia? O dobbiamo ancora subire karma negativo senza motivo?

Sbrigata la pratica del dormitorio, c’era da risolvere un’altra questione: la scheda SIM.

Ovviamente il sistema è diverso, rispetto a quello nostrano, ci vuole più tempo e bisogna lasciare molte informazioni prima di ottenere un contratto annuale per la scheda telefonica. Per fortuna, avevo assistito alle pratiche di alcuni miei amici, qualche giorno prima, quindi sono andato a Yodobashi Camera preparato mentalmente, persino per possibili rallentamenti. Non si sa mai.

Per chi non conosce Yodobashi Camera…avete presente Mediaworld e Unieuro? Ecco, Yodobashi Camera è praticamente uguale a loro, solo che più enorme e labirintico. Inoltre vede anche altre cose, come cancelleria, prodotti per la cura personale e altro. Manca solo la possibilità di fare la spesa e diventerebbe il negozio supremo. In realtà ci sta anche Bic Camera, ancora più popolare e fornito, ma a Sendai non ci sta. Bisogna accontentarsi di Yodobashi. Mica poco.

Yodobashi, però, ha qualcosa che penso Bic Camera non abbia: gli annunci in lingue occidentali. All’improvviso è partita la réclame in lingua italiana. Ero sul punto di commuovermi. Chissà perché la hanno voluta mettere?

Torniamo alla scheda SIM. Per fortuna, trovo anche qui un impiegato davvero rapido, simpatico e gentilissimo. Non solo mi ha spiegato le cose con calma e in maniera semplice, visto che sono ancora una capra in giapponese, ma mi ha anche stampato il contratto in inglese e mi ha pure fatto i complimenti per il mio giapponese. Anima ingenua, sapesse quante gaffe ho fatto in questi giorni…mi sputerebbe in faccia. Yoshida-San, Dio ti benedica.

E così, ho ottenuto anche la mia scheda SIM con tanto di numero giapponese. Più roba burocratica e pratica risolvo, più mi sento sempre più definito nel ruolo di studente straniero in viaggio di istruzione. Daje così.

Finito a Yodobashi, il mio stomaco comincia a rompere le scatole: in effetti, si erano fatte le 12. Finalmente se magna. Prima, però, dovevo, fare un’ultima cosa: nell’attesa che venisse creata la mia SIM, ero sgattaiolato nel reparto videogames (anche conosciuto come il paradiso) e avevo adocchiato le carte dei tarocchi di “Dragon Quest X”. Amando i tarocchi e provando un interesse sempre crescente per questa saga GDR, mi sono triggerato all’istante e, libero dalle pratiche, le ho acquistate.

Già la confezione è fighissima.
Il retro pure è tanta roba.
Ovviamente, nemmeno i tarocchi potevano deludere. Guardate che adorabile, lo slime a destra.

In tutto ciò, la mia tutor è sempre rimasta al mio fianco e a disposizione per aiutarmi e farmi dialogare in giapponese. Non solo, ha dovuto ascoltare ogni mio singolo strafalcione e mi ha visto mentre comperavo, con la luce della gioia negli occhi, i tarocchi.

Giuro che la prossima volta mi comporterò più da persona normale. E non massacrerò più il giapponese.

Essendo arrivata l’ora della pappa, siamo andati in un ristorante molto carino, specializzato in piatti che non ricordo come si chiamino: consistono in ciotole di riso e pesce (fin qui roba standard), ma immersi nel tè giapponese.

Questo è il piatto così come mi è arrivato.

E questo è dopo aver versato il tè contenuto nella bellissima teiera bianca (sto parlando come Csaba di “Cortesie per gli Ospiti”, sopprimetemi.)

Sì, la bellezza estetica del piatto di partenza è andata a farsi benedire, ma fidatevi, era bono. Ma popo bono. Pure leggero. Infatti non ero del tutto sazio.

Visto che c’era ancora tantissimo tempo, prima di tornare al mio dormitorio e costringermi a fare i compiti per i prossimi giorni, ho deciso che era arrivato il momento di visitare uno dei templi di Sendai: il Rinno-Ji, gentilmente suggeritomi da un amico dell’università.

Visto che il tempo era davvero bello e che il clima in Giappone è più variabile del “Sereno” di Rai2 (Ma va ancora in onda?), ho colto l’attimo e ci sono andato.

Salutata e ringraziata la mia santa tutor, salgo sull’autobus e mi rilasso prima di arrivare a destinazione. Mi resi conto che non ero ancora salito su un autobus, a Sendai. Inutile dirlo: pulitissimo e silenzioso. Uguale a quelli di Roma, proprio. Ogni tanto, però, agli autisti piace svoltare in maniera brusca, quindi bisogna reggersi bene alle maniglie, sennò si rischia di fare un volo, come nel mio caso.

10 fermate dopo, arrivai a destinazione. Appena sceso, pensai che ci fosse qualcosa che non andava: non vedevo indicazioni per il Rinno-Ji. Neanche il tempo di aprire il mio salvatore, Google Maps, che risposi da solo ai miei dilemmi: ce l’avevo proprio davanti ai miei occhi. Sul marciapiede opposto.

Te credo che non avevano messo indicazioni. Pure il turista più rimbambito (come me) sarebbe stato in grado di trovarlo.

Entrato nel cancello di legno, mi trovai subito di fronte a una vista stupenda.

Tutta natura, a parte un altro portale in legno che diceva chiaramente “Entra”.

Ovviamente ho obbedito, trovandomi di fronte ciò.

Se il cancello di prima mi aveva invitato chiaramente a entrare, questo corridoio di alberi pretendeva che io lo percorressi con tutta la calma del mondo, godendomi la natura e la tranquillità di Sendai e del Giappone tradizionale.

Mi sembrò l’inizio di un percorso spirituale.

Anche in questo caso, obbedii e mi incamminai senza fretta. Avevo assolutamente voglia di immergermi nella natura e nel silenzio, dopo giorni passati nel caos e nell’incertezza.

Arrivato alle scale, le salii con difficoltà perché belle larghe.

Se c’è una cosa che adoro, di questi posti, è la garanzia di fare belle camminate di fronte a paesaggi stupendi e naturali.

Finalmente arrivai all’interno del Rinno-Ji.

Percepii sin sa subito l’atmosfera mistica e spirituale del posto, tipica di ogni tempio o santuario giapponese. Si tratta di una sensazione bellissima ma in grado di metterti un sacco soggezione. Ogni volta che entro in uno di questi luoghi sacri, ho paura persino a far rumore camminando perché so che almeno una divinità ci vive.

La soggezione è aumentata vertiginosamente quando mi accorsi che il tempio consisteva maggiormente in cimiteri. C’erano tantissime tombe. Bellissime, ma pur sempre tombe. Ho preferito non avvicinarmi oltre e non fare foto, pensavo potesse essere un’azione sacrilega, almeno nel caso di uno straniero come me.

Ho preferito, quindi, soffermarmi sugli edifici stupendi e tradizionalmente giapponesi.

Ogni volta che ne trovo uno, rimango estasiato. Ho un debole per i tetti, sono davvero stupendi e peculiari.

È arrivato il momento di visitare il giardino interno del tempio, probabilmente la parte più bella del complesso.

Molto spesso, per visitare le zone più interne bisogna pagare un piccolo prezzo. Il giardino del Rinno-Ji non fa eccezione. 300¥. 2,50€. Decisamente poco, per essere un luogo di “attrazione”.

Anche qui, mi sono fatto conoscere in tutta la mia goffaggine. Non vedevo nessuno alla guardiola, quindi mi affacciai sempre di più per vedere se era in arrivo qualcuno. Non so per quale motivo, ma ogni volta che mi avvicinavo di più al tornello dei sensori facevano partire a ripetizione un avviso tipo “Attenti a quando spingete per passare il tornello, in modo da non incepparlo”. Se mi allontanavo dalla guardiola, l’avviso smetteva di partire.

La prima volta non ci feci caso, la seconda volta volli sperimentare, la terza lo feci per pura idiozia. Avrò fatto partire almeno una ventina di quegli annunci. Per fortuna, nessuno è accorso, ma non arrivò nemmeno qualcuno alla guardiola.

Poi mi accorsi che era tutto fai da te. Bisognava infilare i 300¥ nel vano monete e potevi passare da solo, senza aspettare lo staff.

Meno male che me ne accorsi, sennò avrei fatto notte e me ne sarei andato.

Viva me e il mio essere disagiato.

Rischiai anche di entrare in posti limitati a chi viveva nel complesso, ma riuscì a riconoscere i kanji che dicevano chiaramente di non provare a entrare. Sembravano delle stanze molto belle, però.

Mi inoltrai tra gradini e cespugli (alcuni di essi anche pieni di ragnatele – Sendai è piena di ragnatele e ragni, per la gioia della mia aracnofobia) e finalmente conobbi la vera bellezza del Rinno-Ji.

Che paradiso. Natura, tranquillità e spiritualità in un solo luogo, caratterizzato tra l’altro dall’autunno in via di stabilizzazione.

Chissà come sarebbe in pieno autunno o inverno. Bisognerebbe tornarci.

Non essendoci nessuno, a parte un giardiniere, si stava davvero una favola. Nessun rumore, a parte i miei passi. Cercai, quindi, di non camminare come un elefante, così da non rovinare da solo la bellissima atmosfera. Alcuni punti bisognava attraversarli saltando su alcuni massi. Mi sentii in una delle prove di “Takeshi’s Castle”. Per fortuna erano perfettamente fissi, quindi non rischiai nemmeno per un secondo di cadere in acqua. Sarebbe stato davvero il colmo dell’imbarazzo.

Passeggiando e saltellando per il giardino, potei ammirare delle nuove aree, come il cortile di sabbia.

Ecco un altro luogo che emana tutta l’energia della tradizione giapponese. La parte stupida di me voleva avvicinarsi di più, ma c’era un avviso. Non si poteva assolutamente entrare nel cortile, soprattutto nella parte con la sabbia e con le rocce. Meglio così. Luoghi come quello non meritano di essere calpestati da piedi impuri e puzzolenti come i miei.

Un’altra zona stupenda era la pagoda, la parte più “recente” del complesso.

Il Rinno-Ji, infatti, è stato fondato nel 1441 e ha attraversato secoli di prosperità, grazie alla protezione della potente famiglia dei Date (a cui appartiene Date Masamune, uno dei personaggi più importanti di Sendai). Nel 1876, però, un grosso incendio distrusse quasi tutto il complesso. Per fortuna, buona parte degli edifici furono ricostruiti nei decenni successivi. Nel 1981, fu aggiunta una pagoda di tre piani per commemorare il 500esimo anno dalla morte del primo sacerdote.

Questa bellissima pagoda è accessibile attraverso un meraviglioso ponte.

Da grande amante del colore rosso, sono impazzito per questo ponte. Ovviamente è possibile visitare solo la parte esterna della pagoda, mentre gli interni sono inaccessibili, in quanto contengono immagini sacre e importanti.

È stato davvero un piacere, pagoda.

Finito il giro del meraviglioso giardino, uscii dal tornello da cui ero entrato, senza fare figuracce. Avrei voluto comprare un paio di souvenir, ma la guardiola era ancora una volta vuota.

Soddisfatto del mio primo giro turistico a Sendai, potei tornare a casa per riposarmi.


Il Rinno-Ji è stato un ottimo modo per rompere il ghiaccio con la parte più turistica e tradizionale di Sendai.

Spero di avere più tempo, in futuro, per conoscere meglio questa città piena di natura e segreti da scoprire.

Di certo, tornerò sicuramente un paio di volte al Rinno-Ji. Voglio vederlo sia in pieno autunno che in inverno, magari con la neve. E poi voglio verificare se quella cavolo di guardiola, ogni tanto, viene usata.

RedNerd Andrea

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