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Leatherface nel nuovo "Texas Chainsaw Massacre"

C’è veramente poco da dire, riguardo il nuovo “Texas Chainsaw Massacre”.

Avevamo davvero bisogno di un nuovo film della saga de “Non Aprite Quella Porta”.

Penso proprio di no.


Diretto da David Blue Garcia, “Texas Chainsaw Massacre” è un nuovo sequel del cult “Non Aprite Quella Porta” (Tobe Hooper, 1974), uscito su Netflix.

Non si sa se questo film ignori completamente tutti i seguiti usciti in questi decenni. A ogni modo, si tratta del nono film del franchise, tra sequel e prequel.


“Texas Chainsaw Massacre”: nuovo massacro nel 2022

La nuova carne da macello per questo slasher consiste maggiormente in quattro giovani che si dirigono ad Harlow, Texas, per un progetto utopistico a larga scala: gli imprenditori/influencer Melody (Sarah Yarkin) e Dante (Jacob Latimore), accompagnati rispettivamente dalla sorella Lila (Elsie Fisher) e dalla fidanzata Ruth (Nell Hudson).

Altri personaggi importanti includono Catherine (Jessica Allain), a capo di un gruppo di acquirenti interessati al progetto di Melody e Dante; Richter (Moe Dunford), un meccanico del posto; e Ginny (Alice Krige), la proprietaria dell’orfanotrofio in cui risiede anche il terribile Leatherface (Mark Burnham), l’antagonista principale della saga.

Importante anche la presenza del ranger Sally Hardesty (Olwen Fouéré), unica superstite del massacro avvenuto nel film originale del 1974. Fouéré prende il posto di Marilyn Burns (defunta nel 2014).

I personaggi sono così superficialotti che si fatica ad apprezzarli, soprattutto perché si comportano in maniera irritante per buona parte del film. Chi sopravvive, ok, chi muore amen. Tanto è un horror, qualcuno deve pur morire.

Nel dubbio, Alice Krige fa sempre la sua buona figura, quando si tratta di interpretare signore strambe di una certa età (la sua Christabella in “Silent Hill” non smetterà mai di farmi venire i brividi).

Il suo rapporto con Leatherface è difficile da inquadrare a pieno, senza la presenza di un background storico decentemente definito.

Il problema principale, però, è Sally Hardesty.

La final girl originale viene sfruttata malissimo, in questo film: è stata trasformata nella copia farlocca e banale di Laurie Strode negli ultimi “Halloween”.

Non è che se una donna è sopravvissuta a un massacro, deve per forza diventare una fusione tra Robocop e Sarah Connors.

Se volevano rilanciare un personaggio iconico della saga, lo hanno fatto nel modo più sbagliato possibile.

Per fortuna, Leatherface non è cambiato per niente: il nostro serial killer è minaccioso, furente e violento come sempre.


Benvenuti nella città fantasma di Harlem!

Quattro ragazzi pieni di belle speranze si dirigono nella città fantasma di Harlem per vendere degli edifici abbandonati a un gruppo di acquirenti. Il loro obiettivo è quello di fondare una comunità pacifica e lontana dal caos e della violenza delle città.

Complimenti per i belli ideali, ragazzi…ma volate più in basso.

Come abbiano fatto due soli ragazzi come Dante e Melody a ottenere il “possesso” di diversi edifici, non è dato saperlo.

Così come non si sa come cacchio Leatherface sia finito in un orfanotrofio abbandonato, sempre ad Harlem.

Un minimo di contesto che possa collegare il film originale al suo sequel?

No?

Vabbè.

I protagonisti, comunque, cercano di istituire l’asta con gli acquirenti, ma qualcosa va storto: fanno arrabbiare Leatherface…e si sa, se fai arrabbiare Leatherface, qualcuno muore.

E così, ha inizio un nuovo massacro in Texas.

La storia del nuovo “Texas Chainsaw Massacre” racconta una nuova carneficina, ma ambientata nel 2022. Niente di nuovo, tranne che dopo più di 40 anni, Sally Hardesty e Leatherface si ritrovano faccia a faccia.

Fa molto reunion tra Marina Abramovic e Ulay, ma in chiave horror.

La storia è vuota, non ci sono colpi di scena, va tutto come previsto a inizio film.

C’è solo un twist verso la fine, ma viene gestito malissimo.

Vorrei poter dire di aver apprezzato i fattori “social” e “modernità” in questo film, ma è stato tutto trattato in maniera approssimativa: non bastano due prese in giro sugli influencer e la presenza dei cellulari per rendere un film attuale.


Il nuovo “Texas Chainsaw Massacre” fa paura?

L’unica cosa in cui questo film si salva è la componente horror.

Fa acqua da tutte le parti, ma svolge bene il suo lavoro.

Leatherface è più cruento e selvaggio che mai.

C’è molto sangue: mai vista una motosega così squarciante…per essere un’arma che non funzionava da decenni.

Le scene di paura sono fatte abbastanza bene. La tensione non manca, ma purtroppo si continua sempre a prediligere lo jump scare, piuttosto che l’ansia a livello psicologico.

Proprio per questo, il finale è stato rovinato.


Anche il comparto estetico e sonoro non sono male.

Mi sono piaciute alcune inquadrature particolari e la colonna sonora è il merito, secondo me, per cui “Texas Chainsaw Massacre” riesca a fare un minimo paura.

Peccato che Harlem sia stata rappresentata come una città abbandonata qualunque. Pareva Silent Hill dei poveri.


La risposta alla mia domanda, alla fine, è: No.

Secondo me, non avevamo bisogno di un altro sequel inutile di “Non Aprite Quella Porta”.

Come opera puramente horror, funziona pure, ma come film in generale…anche no.

Potete vedere “Texas Chainsaw Massacre” qui!

RedNerd Andrea

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