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Il Regista Nudo

Ogni singola volta che vedo una serie o un anime giapponese nuovo, penso che la follia nipponica non abbia fine.

Questa serie mi ha dato definitivamente ragione. “Il Regista Nudo” non è per tutti, sia chiaro. È esplicita come poche, ma racconta in maniera molto avvincente il regno proibito per eccellenza: il mondo del porno.

Non avrei mai pensato di dirlo, ma secondo me, questo sceneggiato ha tutte le carte in regola per diventare un fenomeno.


Trama: Toru Muranishi è un venditore di enciclopedie in inglese che sembra aver trovato un punto di svolta, a lavoro. Poi, però, il suo mondo crolla ed è costretto a reinventarsi, varcando orizzonti che nessuno oserebbe mai…


Diretta da Masaharu Take, “Il Regista Nudo” (in originale “Zenra Kantoku”), è una serie tv giapponese comico-drammatica, basata sul romanzo di non finzione “Zenra Kantoku Muranishi Toru Den” (“La vita del regista nudo Toru Muranishi”), scritto da Nobuhiro Motonashi. L’opera è stata rilasciata come prodotto originale Netflix.


Il protagonista della storia è Toru Muranishi, passato alla storia culturale giapponese come uno dei registi pornografici più innovativi del Paese, nterpretato da Takayuki Yamada. I suoi due compari sono lo sfaccendato Toshi (Shinnosuke Mitsushima) e il manager Kawada (Tetsuji Tamayama). L’uomo incontrerà, nel corso della sua nuova carriera, molti personaggi, come il membro della yakuza Furuya (Jun Kunimura); Ikezawa (Ryo Ishibashi), capo della casa cinematografica a luci rosse più famosa del Giappone e acerrimo nemico di Muranishi; Takei (Lily Franky), un poliziotto estremamente ambiguo; i fidati collaboratori Rugby (Takenori Goto), Junko (Sairi Ito) e Mitamura (Tokio Emoto); le attrici hard Naoko (Ami Tomite), Miku (Nanami Kawakami) e Allison (Jade Albany Pietrantonio), ma soprattutto la promettente Megumi (Misato Morita), che diventerà celebre con il nome di Kaoru Kuroki, ostacolata, però, dalla religiosissima madre Kayo (Koyuki). A completare il cast la madre di Toru (Kimiko Yo).

Il cast è spettacolare. Mi sono piaciuti tutti e mi ha divertito molto riconoscere molti membri (non pensate male) del cast, basandomi su altri film.

Muranishi è veramente forte. Ha un carisma davvero particolare e una parlata accattivante. In alcuni momenti, ho dovuto mettere indietro perché mi piaceva tantissimo il modo in cui diceva determinate cose. Ok che rispetto all’estero, il porno giapponese era qualche passo indietro, ma Muranishi è riuscito a portare una vera ventata di aria fresca nel panorama hot, rischiando persino la sua vita e la sua dignità. Se il personaggio della serie rappresenta alla perfezione la sua controparte reale (non ero a conoscenza di Muranishi, prima della serie, giurin giurello), tanto rispetto per la sua testardaggine e la sua sicurezza. Di certo, non sono molte le persone in grado di reinventare vita e carriera, così, di punto in bianco.

I suoi due partner in crime sono molto interessanti, in quanto agli antipodi: Toshi è più scapestrato, fisico, pazzo e estroverso, mentre Kawada è timido, impacciato e mentale. Vedere ancora una volta Tetsuji Tamayama in un prodotto Netflix non mi ha fatto piacere, di più. È uno dei miei attori preferiti e vederlo in un ruolo in cui trattiene la sua figaggine è davvero esilarante. Menzione speciale per l’evoluzione di Toshi, uno dei punti più forti della storia, soprattutto nelle fasi finali.

I collaboratori di Muranishi sono adorabili e riescono a rimanere impressi. Rugby e Mitamura sono scemi, ma pieni di sorprese, mentre Junko è una truccatrice con gli attributi e vederla difendere a spada tratta la dignità delle attrici per cui lavora è un bel messaggio, soprattutto se consideriamo che la serie è ambientata negli anni ’80.

I tre attori veterani (Franky, Kunimura e Ishibashi) fanno davvero la differenza, in questa serie. Il trio Muranishi-Toshi-Kawada è fantastico, ma Takei, Ikezawa e Furuya sono qualcosa di micidiale, soprattutto perché i loro ruoli sono scellerati a dir poco. Eppure è impossibile non rimanerne impressionati. Ho alternato momenti in cui dicevo “Ammazza, che cazzuti” con altri in cui li desideravo sottoterra. Sono decisamente dei personaggi di cui è difficile fidarsi, incluso il poliziotto Takei, forse il più bastardo e doppiogiochista (e, proprio per questo, super interessante). Da fan di Kill Bill parte 1, è stato un grande piacere rivedere Jun Kunimura, soprattutto perché qui non si limita ad insultare Lucy Liu e a perdere letteralmente la testa.

Le attrici Naoko, Miku e Allison sono carine e con un carattere ben delineato. Ognuna di esse mostra un modo di rapportarsi diverso con il mondo hard. Le sexy star, però, vengono facilmente asfaltate da Megumi, probabilmente la rivelazione totale di questa serie. Non ho mai visto Misato Morita all’opera, prima de “Il Regista Nudo”, ma qui è fenomenale. Il suo personaggio ha due facce: quella gentile, timida e un pochino pudica e quella disinibita e super pornografica. Il modo in cui cambia totalmente espressione è allucinante, sembra che Megumi e Kaoru Kuroki siano interpretate da due donne diverse. Anche il modo di parlare cambia in base al lato che la ragazza mostra in pubblico. Come Muranishi, alcuni suoi intercalari mi hanno stregato e da perfetta musa del regista, anche lei ha portato un grande cambiamento al mondo del porno, in quanto è stata la prima attrice giapponese a recitare con le ascelle pelose. Sì, fa un po’ strano, ma è un tratto distintivo davvero interessante e il modo in cui lei ne va fiera è da ammirare.

Le due madri presenti nella serie sono particolari. Quella di Muranishi è poco incisiva, ma protettiva, avrei voluto vederla di più. Kayo, invece, è odiosa, soprattutto perché incarna alla perfezione il prototipo della religiosa bigotta e con più scheletri nell’armadio delle persone meno “pure”. Però l’attrice ha interpretato la dolcissima Taka, la donna giapponese che ospita e cura Tom Cruise ne “L’Ultimo Samurai”, quindi non sono riuscito a detestarla.

Ogni personaggio riesce a lasciare un’impronta in questa serie, sia in positivo che in negativo, e li ho trovati anche ben caratterizzati, seppur alcuni avrebbero meritato più attenzione (anche Kawada, mi sarebbe piaciuto sapere cosa lo ha spinto a entrare nel mondo hard).


La storia consiste nella nascita della leggendaria carriera di Toru Muranishi. Tutto comincia con l’uomo ancora alle prese con il suo vecchio lavoro: venditore di enciclopedie in inglese. Inizialmente sembra veramente negato, ma grazie a un senpai (collega più anziano), scopre di avere un talento.

La parlantina.

Pensavate altro, vero? Birichini.

Comunque…grazie al suo risveglio lavorativo, Muranishi comincia a conoscere qualche gioia, ma la sfiga è sempre in agguato e l’uomo scopre presto la rovina sia a lavoro che nella famiglia.

Qui, ha inizio la vera storia. Grazie a un incontro fortuito con Toshi, Muranishi entra in contatto con un mondo pieno di potenzialità, ma anche di rischi: il porno.

Da qui in avanti è tutto in percorso in salita: il nostro protagonista avrà costantemente alti e bassi, grazie alle sue idee innovative ma illegali per il paese. Ci saranno un sacco di imprevisti, soprattutto perché la concorrenza è sleale (vero, Ikezawa?). Muranishi, però, se ne frega e cercherà in ogni modo di lasciare il segno, sfruttando la sua creatività e il talento discorsivo che ha imparato durante il vecchio lavoro. Nel mentre, vediamo anche la nascita professionistica di Megumi/Kaoru, passando dalla semplice studentessa di arte in piena scoperta del suo corpo alla pornodiva più amata degli anni ’80.

A livello generale, la storia è molto semplice, ma riesce a essere molto complessa, perché riesce a rappresentare il mondo del porno in tutte le sue sfumature, soprattutto quelle più oscure. Altro punto di grande interesse è il modo in cui i personaggi cambiano, sia in positivo che in negativo, nel corso della storia. Proprio perché il terreno è bello minato, non tutti avranno accesso a un lieto fine. Chi entra nell’universo a luci rosse, che sia in veste di attrice/attore o di produttore/regista, non potrà più tornare indietro e dovrà essere pronto ad affrontare ogni conseguenza. La componente psicologica è più importante di quanto sembri, in questa storia e i momenti dark sono molti, nonostante le ambientazioni molto colorate e anni ’80.

Drammaticità e comicità, quindi, si alternano molto bene, senza esagerare (le scene toccanti non sono molte, ma colpiscono nel segno). Ci sono dei bei colpi di scena e ogni episodio sa coinvolgere dall’inizio alla fine, non ci sono momenti morti e inutili.

Ho apprezzato molto anche la rappresentazione di un Giappone in forte cambiamento, soprattutto quando il passaggio dall’età Showa a quella Heisei si fa più imminente, e anche il mondo del porno viene messo a nudo: vediamo le innovazioni che avvengono nei diversi anni (riviste, film, censura, no censura, sesso finto, sesso vero), quello che succede dietro le quinte e anche l’impatto tra il pubblico, la competizione per primeggiare sugli scaffali dei videonoleggi. Una storia a 360°.


La sceneggiatura è ottima. I dialoghi sono molto coinvolgenti, anche nelle scene più rilassate. La storia si svolge in maniera eccellente, a ogni evento viene data la giusta importanza. I personaggi sono interessanti, pieni di sfumature.


Ciò che rende “Il Regista Nudo” davvero particolare è il fatto che sia estremamente fedele all’argomento: il porno. Di conseguenza, ogni cosa viene rappresentata in maniera cruda, le scene sono estremamente esplicite, sesso e nudità sono una costante, senza però scadere nella pornografia. Mai visto una serie tv, destinata al grande pubblico, così audace e provocatoria. Proprio per queste numerose scene esplicite, la serie è vietata ai minori di 18 anni (io me ne sono accorto solo nella seconda puntata, però vabbè ho 25 anni, quindi sono già abbastanza adulto e vaccinato). Meglio una storia letteralmente messa così a nudo che in maniera censurata e “ripulita”. Non avrebbe avuto lo stesso impatto. Devo ammettere, però, che alcuni momenti ho provato molto imbarazzo, soprattutto all’inizio, proprio perché non mi sarei aspettato, da parte di una serie giapponese, una resa così realistica.

Pertanto, vi consiglio caldamente di vedere la serie con le cuffie. Sennò sentirete la qualunque darvi degli zozzoni.


Esteticamente si viene catapultati in pieno negli anni ’80, grazie a stili di abbigliamento e capelli improbabili, luci sgargianti e tanto colore. Interessante che alcune scene vengano riviste nelle TV dell’epoca, quindi in versione più retro. Le ambientazioni sono molto suggestive, abbiamo esterni più luminosi, discoteche e location più oscure e pericolose.

La colonna sonora rende benissimo l’atmosfera. Vengono usate molte canzoni anni ’80 internazionali e le tracce originali rendono bene quel senso di follia e perversione. C’è, tuttavia, una traccia che “stona”: ogni tanto parte “Back to Black” di Amy Winehouse. Bellissima, per carità, e anche ben piazzata, a seconda delle scene…ma che ci azzecca, in termini temporali, visto che è una canzone degli anni 2000 inoltrati e la serie è ambientata più di 20 anni prima?

La opening è oro. Non mi sarei mai aspettato una sigla così internazionale, anche perché è raro che una serie giapponese non anime abbia una vera e propria opening. La canzone è fighissima, rimane a lungo orecchiabile ed è molto intonata all’epoca temporale e al tipo di storia rappresentata. Mi ricorda molto una canzone delle Destiny’s Child, infatti a un certo punto mi aspettavo partissero Beyoncé, Kelly Rowland e Michelle Williams con “I’m a survivor, I’m not gonna give up,
I’m not gonna stop, I’m gonna work harder,
I’m a survivor, I’m gonna make it,
I will survive, keep on survivin'”. Figata. La canzone si chiama “My Wish” ed è cantata da Taisei Iwasaki. Al momento è disponibile solo la versione breve, spero che un giorno esca la canzone intera, sarà subito nel mio cellulare. Anche il video che accompagna la canzone è ottimo: molto anni ’80 e include anche un elemento molto importante della storia: la censura pixellata. Ri-adoro.

Come sempre, mi sono gustato l’opera in lingua originale, riuscendomi a godere ancora di più le parlate così diverse dei personaggi. Il modo in cui parlano Muranishi e Kaoru in versione personaggio pubblico è irresistibile.

Conto, però, di vederlo anche doppiato, in quanto hanno scelto delle voci che mi piacciono molto, di solito.


“Il Regista Nudo” è una grande sorpresa. Racconta un mondo “proibito” in maniera molto audace e realistica. Purtroppo non è per tutti, ma io la consiglierei a destra e manca perché è molto coinvolgente e ha un sapore davvero internazionale. Non avrei mai pensato di dirlo, al primo episodio, ma mi è dispiaciuto molto arrivare alla fine della serie, perché le avventure di Muranishi mica finiscono nel 1989.

E invece…sorpresa. Dopo pochissimi giorni dal rilascio della prima stagione, è stata confermata una seconda, uscita da poco. Di solito, solo le big produzioni internazionali tipo “Stranger Things”, “La Casa di Carta” e “Dark” vengono rinnovate quasi all’istante, mentre le serie giapponesi ci mettono un po’ prima di venire rinnovate, oppure finiscono dopo una sola stagione, quindi la notizia mi ha preso alla sprovvista, ma ne sono felicissimo. C’è ancora tanta carne al fuoco.

Secondo me, questa serie lascerà il segno, soprattutto se la prossima stagione resterà sullo stesso livello di qualità…o sarà addirittura migliore.

Con i giapponesi, non ci si può mai aspettare nulla.

RedNerd Andrea

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