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Alla fine, è dovuto succedere.

Ho dovuto cominciare a vedere le serie giapponesi con i sottotitoli in giapponese.

Ho cercato di rimandare la cosa a lungo, ma non ci sono più riuscito, a un certo punto.

Per due motivi:

  1. Come cacchio avrei fatto progressi nello studio del giapponese? La mia pigrizia, a lungo andare, solo un ostacolo.
  2. La serie che mi interessava non aveva sottotitoli in lingue occidentali, solo in giapponese.

Ergo, ho dovuto rimboccarmi le maniche e accumulare tanta pazienza, perché so che ci avrei messo un’ora per guardare un episodio di 25 minuti.

E infatti, così è stato. A volte ci ho messo un’ora e più, a volte solo una decina di minuti in più.

Fatica linguistica a parte, mi sono innamorato della serie giapponese: “What Did You Eat Yesterday?”.

Semplice, simpatica, diversa (in tutti i sensi) e piena di cibo.

‘Sta cosa che le serie giapponesi devono torturarmi sempre con del cibo deve finire.


“What Did You Eat Yesterday?” (in originale “Kinou Nani Tabeta?”) è una serie televisiva giapponese diretta da Kazuhito Nakae e trasmessa nel 2019. L’opera è un adattamento dell’omonimo manga, creato da Fumi Yoshinaga e pubblicato dal 2007. Al momento l’opera originale è ancora in corso e conta 18 volumi ed è inedita in Italia, così come la serie televisiva, disponibile solo su Netflix Japan.

Sono riuscito a vedere sia la serie principale che lo speciale per l’anno nuovo (diviso in 3 parti), uscito nel 2020.


I protagonisti assoluti sono l’avvocato Shiro (Hidetoshi Nishijima) e il parrucchiere Kenji (Seiyo Uchino), due uomini di mezza età che convivono come fidanzati.

Altri personaggi molto presenti sono Kayoko (Misako Tanaka), amica e compagna di spesa al supermercato di Shiro; Hisae e Goro (Meiko Kaji e Kotaro Shiga), i genitori di Shiro; Yu (Makita Sports), il capo di Kenji; Kohinata (Koji Yamamoto), amico di Shiro e Kenji, e il suo giovane fidanzato, Wataru (Hayato Isomura).

Io adoro follemente Kenji e Shiro. Sono veramente simpatici e adorabili, con il loro essere totalmente diversi di carattere e aspetto.

Shiro è più riservato, timido, calmo, sobrio (e monotono) nel vestirsi e ancora ha difficoltà a esternare la sua omosessualità in pubblico (i suoi colleghi si chiedono ripetutamente come un uomo bello, bravo a cucinare e di successo come lui non sia ancora sposato); tutto il contrario di Kenji, super caciarone, amichevole, istintivo, dall’abbigliamento variegato e la cui omosessualità è risaputa da tutti.

Sia da soli che insieme creano un sacco di scene divertenti e anche emozionanti.

Il fatto che siano entrambi di mezza età rende la storia ancora più interessante e fresca: basta serie romantiche e giovanili, voglio più protagonisti adulti (guarda caso, sono un grande fan di “Grace & Frankie”).

La chimica tra i due attori è ottima e la loro recitazione a tratti over the top è esilarante. Sono diventati in poco tempo una delle mie coppie televisive preferite di sempre.

Anche gli altri personaggi sono divertenti. Kayoko, come amica di chiacchiere, è una forza della natura, così come il marito, un vero tonto. I genitori di Shiro ancora hanno difficoltà ad “accettare” e comprendere la scelta di vita del figlio, ma si impegnano il più possibile, bisogna dare loro il merito.

Kohinata mi stende ogni volta che parla.

Quando appare in contesti normali, parla con un tono profondo e impostato. Ogni volta che dice “Kohinata desu.” (“Sono Kohinata”), io scoppio a ridere, anche se dovrebbe essere un suo tratto di fascino (?). Quando sta da solo con Wataru, invece, tira fuori la sua voce più cartoonesca che c’è. A volte non riesco a capacitarmi che sia la stessa persona, nel dubbio gli voglio bene.

Wataru è un caso totalmente diverso. Sembra un ragazzetto tenerello, invece è viziato, acido e scortese. Il modo in cui comanda Kohinata sembra comico, ma in realtà, ai miei occhi, appare veramente come un atteggiamento cafone e ingrato. Il suo fidanzato (più grande di lui, tra l’altro) si fa in quattro per farlo felice, ma a lui non va mai bene niente.

Da prenderlo a sberle. Il classico ragazzo che non porta rispetto alle persone più grandi di lui.


La trama non è molto presente. Il genere si questa serie è definito “Slice of Life”: in poche parole, la storia consiste maggiormente in scene di vita quotidiana, senza una trama vera e propria che lega tutto. Infatti ogni episodio mette in scena alcuni avvenimenti nella vita di Shiro e Kenji durante l’anno, soffermandosi su un evento in particolare, ma senza portare avanti la trama negli episodi successivi. Si può dire che ogni episodio sia, più o meno, auto conclusivo. La storia, quindi, è molto semplice, comprensibile da subito e abbastanza realistica, visto che è facile rispecchiarsi in molte azioni dei personaggi.

Sinceramente, questo stile mi va benissimo. Ogni tanto, ci vuole una pausa dalle trame super articolate, piene di colpi di scena e caratterizzazioni complesse dei personaggi. Voglio semplicemente vedere una coppia gay che vive con semplicità la loro vita, in balia di imprevisti e pasti cucinati con maestria da Shiro.

L’unico sforzo mentale che ho attuato è stato per capire i dialoghi, basandomi solo sui sottotitoli in giapponese. Basta.

Nonostante questa assenza di trama, ci sono degli elementi ricorrenti, come la difficoltà di Shiro a vivere apertamente la sua omosessualità (si fa un sacco di complessi sempre e ovunque, persino per presentare Kenji ai genitori, di cui conoscono già l’esistenza da 4 anni), i tentativi infiniti della coppia (soprattutto da parte di Shiro) di vivere senza spendere troppi soldi e il desiderio dei due uomini di portare la loro relazione a un livello più profondo.

Ogni episodio, oltre a questi “drammi” quotidiani, presenta anche scene di vera perversione.

Parlo di quando Shiro cucina.

Il nostro bell’avvocato, infatti, è un bravissimo cuoco, anche se lo fa per hobby, e ogni volta fa delle pietanze squisite.

Non c’è stata una volta in cui io non abbia desiderato di mangiare le creazioni di Shiro.

A rendere le scene più interessante e appetitose sono le spiegazioni dettagliate di Shiro sul metodo di preparazione del piatto in questione. Si potrebbe riuscire a imparare a cucinare una determinata pietanza seguendo soltanto i suoi monologhi.

Ogni tanto a cucinare è Kenji. Se la cava pure lui, ma Shiro appartiene a un altro pianeta.

La serie è principalmente una commedia. Ci sono molte gag e anche le scene più drammatiche sono comunque rese con semplicità, senza scadere nella tragedia greca. Personalmente, ho dovuto rimettere indietro alcune scene più di una volta perché erano troppo divertenti, vuoi per i toni super stravaganti di Kenji, per le gaffe dei protagonisti oppure per le espressioni facciali di Shiro o Kenji (sono dei veri mattatori).

Questa serie merita di essere vista sia per la sua simpatia, ma anche per i messaggi che porta: per esempio, quello che ognuno bisogna accettarsi per quello che è e vivere la sua vita senza trattenersi. Una coppia gay ha stessa dignità e importanza di una coppia etero e tutti dovrebbero capirlo.

Visto che il Giappone sempre essere ancora indietro, persino più dell’Italia, in tema LGBT, questa serie potrebbe aiutare molto ad aprire le menti di chi ha ancora difficoltà a vedere oltre la relazione uomo-donna, anche se si sono trattenuti molto nei contenuti: per esempio, Kenji e Shiro non si baciano nemmeno una volta in tutti gli episodi, speciale di fine anno compreso. La trovo una cosa poco realistica. Spero non fosse dovuto a un rifiuto da parte di uno dei due attori. Poi, non ho mai letto il fumetto, quindi non so dire se ci sia lo stesso problema anche lì.

Personalmente, ho comunque imparato molto e ampliato le mie conoscenze, nonostante il limite della serie.

Concludo con un altro apprezzamento: la storia tra Kenji e Shiro viene mostrata con tutti i loro imprevisti e malintesi, ma senza mettere troppo peso su cose banali e forzate come tradimenti, litigi e sfiducia. L’ho trovata una relazione molto realistica.


La sceneggiatura è piacevole: i dialoghi sono interessanti, le gag semplici ma allegre e i personaggi si fanno apprezzare.

L’assenza di una vera e propria trama, qui, ci sta, visto che è previsto dal genere.


Le ambientazioni sono abbastanza ripetitive, tra la casa dei protagonisti, i loro luoghi di lavoro, il supermercato in cui Shiro cerca sempre di procrastinare offerte e la casa di Kayako. Tuttavia, viene sempre evocata un’atmosfera piacevole.

Le scene di cucina, grazie anche a certe inquadrature, sono dannatamente goduriose.

Colonna sonora semplice, le sigle di apertura e chiusura sono super orecchiabili, soprattutto quest’ultima.

Vederlo in lingua originale mi è piaciuto molto, soprattutto perché le parlate di alcuni personaggi (soprattutto Kenji e Kohinata) sono molto simpatiche.


“What Did You Eat Yesterday” è un prodotto piacevole, che cerca di raccontare messaggi importanti e ancora attuali, nonostante non osi quasi per niente.

Non so se il manga sia stato tradotto in Italia, ma preferirei a questo punto che la serie TV venga portata su qualche canale streaming italiano. Potrebbe conquistare molte persone ed educarne altrettante.

In Giappone, intanto, nel 2021 uscirà un lungometraggio dedicato alla serie.

Lo voglio vedere pure io!

RedNerd Andrea

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