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Una delle cose più carine che si possano trovare in Giappone sono le izakaya (居酒屋), dei locali piccoli ma accoglienti dove si può bere e mangiare, molto spesso a prezzi convenienti. Questi posticini si riempiono soprattutto di sera, quando le persone tornano dal lavoro e hanno voglia di prendere qualcosa, chiacchierando nel frattempo con il proprietario ( in giapponese マスター). Si tratta di un ottimo modo per prendere una boccata d’aria fresca, dopo una giornata intensa a lavoro, oppure per fare semplicemente due chiacchiere in maniera spensierata.

Personalmente, adoro le izakaya. Si mangia quasi sempre bene e l’atmosfera che ti aspetta è davvero rilassante e semplice, soprattutto quando il マスター è una persona simpatica e amichevole (ho beccato, una sera, una signora proprietaria davvero adorabile, così tanto che mi ha massaggiato le spalle e imboccato con del cibo squisito). Nel mio caso, potrebbe essere anche un ottimo metodo per fare pratica con il giapponese. L’atmosfera migliore, però, si ottiene quando si va insieme agli amici.


Chiunque ami la cultura delle izakaya deve assolutamente vedere “Midnight Diner: Tokyo Stories” su Netflix, una deliziosa serie tv giapponese con protagonista il マスター di un’izakaya. Ogni elemento presente è stupendo: i personaggi, le trame, ma soprattutto…il cibo che viene preparato.

Avrete una voglia fissa, finita la visione di anche solo un episodio: andare in un’izakaya e mangiare della roba buona.


“Midnight Diner: Tokyo Stories” (in originale “Shinya Shokudou”) è una serie televisiva nipponica, arrivata alla seconda stagione come prodotto originale Netflix e alla quinta stagione in generale. Ne è uscito anche un lungometraggio con stessi attori e personaggi. Questa serie è l’adattamento dell’omonimo manga di Yaro Abe e ha visto anche adattamenti oltreoceano, in Cina e in Corea del Sud.


Il protagonista ricorrente di questa serie è マスター (Master), il proprietario di “Meshiya”, un’izakaya situata a Shinjuku, uno dei quartiere più popolati di Tokyo. Di lui non si sa praticamente nulla, nemmeno il nome. Sappiamo solo che lavora da solo nell’izakaya, apre il locale in orari particolari (da mezzanotte alle sette di mattina) ed è in grado di preparare tutto, finché ha gli ingredienti necessari (oppure se gli vengono portati dai clienti che desiderano mangiare qualcosa di estremamente specifico). Nonostante queste particolarità, la sua izakaya è amatissima, tanto da avere numerosi clienti abituali. Master è interpretato da Kaoru Kobayashi.

Master è uno degli elementi più belli di questa serie. Il suo personaggio è tanto misterioso quanto amabile. Può sembrare burbero, ma in realtà è una persona davvero gentile, schietta, ma soprattutto saggia. Ogni cliente, una volta entrato, si sfoga o racconta qualcosa di personale e lui, con calma e gentilezza, cerca sempre di dare un consiglio adatto. Non è detto che l’interlocutore gli dia retta (cretino), ma alla fine ha sempre ragione.

Come si può non volergli bene? Io metterei la firma per trovare sempre un マスター così socievole e saggio, nella mia vita. Mi sentirei più motivato in tutto. Il suo tono di voce, tra l’altro, è davvero rilassante.

Altra cosa che vi farà amare quest’uomo: i suoi piatti. Prepara sempre delle pietanze squisite sia da vedere che da gustare. Se fosse possibile entrare nello schermo, lo farei all’istante, così da fregare il cibo ai clienti e mangiarmelo in un boccone. Poi mi fregherei anche マスター e gli chiederei di adottarmi come nipote.


マスター, però, non è il protagonista assoluto. Ogni episodio vede sempre personaggi diversi, in quanto la storia cambia ogni volta. Lui, però, appare sempre, così come alcuni dei clienti abituali che amano mettersi in mezzo nelle faccende delle guest star del momento.

I personaggi ricorrenti sono sempre gli stessi e non compaiono in ogni singolo episodio.

Per esempio, c’è un trio di signore comari che adorano spettegolare/criticare. Di solito non reggo gli stereotipi della donna impicciona nelle serie tv, ma le tre pettegole sono molto divertenti e ogni tanto vengono prese per i fondelli come meritano. Il loro esclamare all’unisono “Neeeee?!?” (“Veeeero?!?”) mi fa sempre cadere dalla sedia, usano un tono di voce veramente buffo.

Altri due personaggi che visitano l’izakaya di frequente sono un signore anziano con il capello e un signore calvo, più giovane. Anche loro sono dei gran curiosoni e finiscono sempre per battibeccare con le pettegole.

Ogni tanto, poi, viene a mangiare un uomo all’apparenza pericoloso e inquietante, ma in realtà molto gentile e affabile con chi ne ha bisogno. Il tipico “yakuza non yakuza”.

Oltre alle vicende del “Meshiya”, ci sono scene ambientate in una piccola stazione di polizia, con protagonista un agente che fa cose non necessariamente legate alla trama principale. Ogni tanto non capisco il suo scopo, ma è simpatico, soprattutto perché è oggetto di attenzioni da parte di una ragazza molto buffa, ma lui non lo capisce manco se glielo si dice in maniera diretta e volgare.

A completare il quadro, abbiamo due signori molto particolari nello stile. Entrambi molto effemminati, vanno in giro con accessori femminile, uno dei due completamente truccato e con una parrucca sgargiante. Se nella prima stagione abbiamo potuto sapere il passato del signore con la parrucca, in questa nuova serie scopriamo qualcosa sull’amico più anziano, che ama portare dei copriorecchio col pellicciotto. Mi fanno tanta tenerezza, ma hanno un bel caratterino.

Ormai abituato alla presenza di questi clienti abituali, mi piacerebbe tanto conoscerli meglio fuori le mura del “Meshiya”. Sarei curioso di vedere cosa fanno le comari di giorno, che persona sia realmente il pseudolosco individuo oppure che tipo di lavoro fanno i due signori gay.

Stesso discorso per マスター. Quando potremo scoprire qualcosa di più sostanzioso su di lui, tipo famiglia, passato?

Però è molto probabile che questi personaggi ricorrenti siano stati creati con un preciso scopo: affiancare i protagonisti dell’episodio, rappresentando un po’ noi spettatori che siamo inclini a commentare, spettegolare e ipotizzare su quello che vediamo dall’altra parte dello schermo. Infatti le comari, ogni tanto, mi leggono nel pensiero e chiedono a マスター le stesse cose che vorrei sapere io.

I protagonisti dell’episodio sono persone comuni, dei giapponesi che incontreresti facilmente per strada. Abbiamo programmatori, impiegati nel pachinko, signore che si esibiscono nei locali notturni, modelle sull’orlo del dimenticatoio oppure aspiranti doppiatrici che devono intanto arrangiarsi con dei lavoretti part time che nemmeno le soddisfano. Ogni personaggio è così semplice e umano che è facile immedesimarsi nei loro panni e provare le loro emozioni.

Ognuno di essi si fa conoscere perché entra nel “Meshiya” e ordina un piatto peculiare. Ovviamente non finisce lì. Per qualche ragione, i protagonisti tornano sempre da マスター e raccontano di più su di loro, soprattutto riguardo i loro obiettivi presenti. Nel corso dell’episodio, o attraverso narrazioni di マスター, oppure tramite uno dei clienti abituali, altrimenti dal protagonista, riceviamo aggiornamenti sulla trama del giorno. Non sempre si tratta di notizie positive, anzi alcune volte i colpi di scena risultano davvero spiacevoli. Alla fine, però, si arriva sempre a una soluzione molto realistica, in grado anche di dare agli spettatori dei messaggi molto importanti.

L’episodio si conclude con la spiegazione del piatto del giorno e un gentilissimo augurio di buonanotte.

La presenza della rottura della quarta parete permette a chi vede la serie di immergersi di più nella storia, come se anche noi fossimo clienti dell’izakaya, in quel momento. Meraviglioso.

A rendere ogni storia piacevole è la semplicità della trama: non c’è niente di esagerato o melodrammatico. Le vicende vengono presentate in maniera diretta e immediata e si tratta di storie davvero comuni. Ognuno di noi potrebbe viverle nella vita…o potrebbe averle già vissute. Alcuni episodi me li sono sentiti molto vicini, devo essere sincero.

La ciliegina sulla torta è il cibo. Ogni episodio dà importanza a una precisa pietanza, sia giapponese che dalle influenze straniere. Nel dubbio, se tratta de robba bona. Veramente bona. Così bona che avrete fame ogni volta che vedrete マスター cucinare. Penso di aver mangiato tantissimi snack, durante la visione di questa stagione.

Una serie in grado di stimolare interesse, curiosità, persino fame è una serie che merita di essere guardata.


La sceneggiatura rispetta lo stile della serie: semplice e immediato. Ogni dialogo riesce a catturare. Ci sono momenti goliardicamente trash, soprattutto i battibecchi tra le comari e gli uomini, che riescono a rendere la storia ancora più scorrevole e divertente. Non ci sono momenti morti. Ogni secondo sa farsi apprezzare.

Io, però, continuo a desiderare più approfondimenti riguardo マスター e i clienti abituali.


Le location sono piuttosto limitate.

Ovviamente l’ambientazione prevalente è il “Meshiya”, piccolino ma estremamente accogliente. Se esistesse davvero, ci andrei più di una volta a settimana.

Alcune scene avvengono all’esterno, soprattutto nelle strade adiacenti oppure nella piccola stazione di polizia, altrimenti nei luoghi collegati ai protagonisti dell’episodio, giusto per contestualizzare precisi momenti della trama.

Nonostante Shinjuku sia un quartiere molto moderno, mi piace che ci venga offerta una visione più semplice e tradizionale della zona. Sembra di trovarsi in un quartiere qualunque.

Essendo l’izakaya aperto solo di notte, la maggior parte delle scene avviene in momenti notturni. Di solito, l’ambientazione poco illuminata viene usata per scene poco rassicuranti oppure misteriose, invece qua è sempre tutto rassicurante e tranquillo.

La colonna sonora è praticamente assente, se non per le poche, solite tracce. Questa assenza di musica contribuisce a rendere l’atmosfera più tranquilla e semplice. La sigla di inizio episodio basta e avanza per tutto perché è stupenda: è ipnotica nella sua bellezza. Durante la sigla, inoltre, vengono mostrate panoramiche di Shinjuku. Sigla stupenda.

Non c’è doppiaggio, per questa serie. C’è solamente la versione audio giapponese, ma molte lingue come sottotitoli. Chi vuole far pratica con la lingua giapponese (come me) o anche solo apprezzi la lingua (come me), avrà molto materiale da apprezzare.


“Midnight Diner: Tokyo Stories” è una di quelle serie che chiunque possegga un account Netflix dovrebbe guardare. Sa essere estremamente piacevole, è guidata da un personaggio affascinante e gradevole come マスター ed è in grado di farci vivere storie interessanti nella loro semplicità. In più, c’è il fattore cibo. Come si può resistere al cibo?

Ho apprezzato così tanto questa seconda stagione che ho voluto ricominciare la prima, ugualmente bella. Inoltre, nel catalogo giapponese di Netflix, sono presenti anche le tre stagioni prodotte prima dell’arrivo di Netflix e il lungometraggio. Sono solo in giapponese, senza sottotitoli in lingue occidentali, ma mi arrangerò.

Intanto, me ne vado in un’izakaya. Spero tanto di beccare un マスター saggio e bravo nel fare da magnà. Cià.

Cosa mi è piaciuto:

  • Tutto.

Cosa non mi è piaciuto:

  • Solo 10 episodi sono pochi per poter amare al 101% questa serie. Se ci dovesse essere una terza stagione (cosa che mi auguro di cuore), spero che duri di più, tipo 15 episodi minimo.

RedNerd Andrea

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