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*Intro*

Zankoku na tenshi no you ni…shounen yo, shinwa ni naaaaaareeeeeeee…

*fine intro, sennò la comincio a cantare tutta*


Questo non è un post di apprezzamento solo per “Zankoku na Tenshi no Thesis”, anche se sarei capace di scrivere una poesia, uno spettacolo teatrale, un poema epico, un sonetto romantico e una trilogia di libri dedicati a questa canzone.

Ma cominciamo dall’inizio.

Quando sono andato a Kyoto per tre mesi per studiare la lingua giapponese, ho conosciuto un fantastico gruppo di ragazzi italiani, la cui buona parte di essi è super mega giga fan di “Neon Genesis Evangelion”.

Quando parlavano di questo anime, mi sentivo assai in imbarazzo: nonostante lo conoscessi di fama, non l’avevo mai visto per intero.

Dopo aver cantato almeno una cinquantina di volte, tra karaoke, sessioni arcade di “Taiko no Tatsujin” e sbirciate su YouTube, la splendida sigla, mi promisi che avrei visto una volta per tutte questo celebre anime.

C’è voluto un anno, ma alla fine ce l’ho fatta, soprattutto grazie a Netflix. Sarei andato su internet senza problemi, ma il pigro che è in me ha preferito attendere un po’ di più per andare sul sicuro.

Grazie agli esami estivi, ho rimandato la visione di “Evangelion” abbastanza da poterlo vedere senza audio italiano, visto che Netflix ha rimosso il doppiaggio. Lo avrei comunque visto in originale, ma almeno non ho potuto cedere al mio brutto vizio della curiosità.

Al momento ho terminato solo la serie animata, quindi non ho ancora visto il finale definitivo della storia; gli dedicherò un post a parte, appena troverò il coraggio di vedere “The End of Evangelion”.

Ora ho capito benissimo perché ci sono tantissimi fan di questo anime: la storia non è affatto banale, i personaggi sono iconici (anche se alcuni IO li odio a morte) e resi con grande spessore psicologico, c’è molto simbolismo e, vabbè, la opening è quella che è. Per non parlare del fatto che ci stanno i robottoni, grande garanzia. Si può dire che abbia rivoluzionato il mondo degli anime.

Netflix ha fatto centro, mettendo “Neon Genesis Evangelion” nel suo catalogo. Almeno con me.


Trama: Siamo nel 2015, in un Giappone cambiato radicalmente a causa di un disastroso cataclisma avvenuto 15 anni prima. Shinji, all’apparenza un quattordicenne qualunque, arriva nella città di Tokyo-3 per svolgere un misterioso compito. Appena giunto sul posto, il ragazzino si trova subito coinvolto nell’azione a causa dell’arrivo di un’entità pericolosa…


Creato e diretto da Hideaki Anno, prodotto dagli studi Gainax e Tatsunoko Production, “Neon Genesis Evangelion” (in originale “Shinseiki Evangerion“) è una serie animata giapponese che unisce diversi generi: l’apocalittico, il drammatico (psicologico) e il mecha (battaglie tra robot), in primis. Uscito originariamente tra il 1995 e il 1996, è approdato su Netflix soltanto da giugno.


Il protagonista della storia è Shinji Ikari, un ragazzino giunto a Tokyo-3 dopo aver vissuto del tempo lontano dalla sua famiglia. Nonostante la sua giovanissima età, Shinji è destinato a diventare il pilota di un robot denominato “Evangelion” (in particolare l’Unit-01) e a difendere il mondo da terrificanti creature conosciute come “Angeli” (“shito”). Intorno a lui ruotano diversi personaggi, ognuno dotato di una personalità forte: partiamo con altri due piloti di EVA, ovvero le giovani Rei Ayanami (Unit-00) e Asuka Soryu Langley (Unit-02). Poi abbiamo il Nerv, un’organizzazione di forze speciali che combatte la minaccia degli Angeli mandando gli EVA in missione, diretta da Gendo Ikari, padre di Shinji. Del Nerv fanno anche parte il capitano Misato Katsuragi, comandante di Shinji, Asuka e Rei, nonché “tutrice” dei primi due; la dottoressa Ritsuko Akagi, brillante scienziata e collaboratrice fidata di Gendo; gli scienziati Shigeru, Maya e Makoto; il misterioso Ryoji Kaji e Fuyutsuki, braccio destro di Gendo. Altri personaggi importanti sono Toji, Hikari e Kensuke, compagni di classe dei tre piloti, l’enigmatico Kaworu Nagisa e il simpatico Pen Pen, un pinguino che vive nella casa di Misato.

Comincio subito a esternare i miei sentimenti nei confronti del protagonista.

SHINJI IKARI MI STA ALTAMENTE SULLE SCATOLE.

Ok che sei giovane e pieno di insicurezze, soprattutto per colpa del tuo affettuosissimo padre, ma animo, zì! Sei moscio come pochi! Meno dilemmi mentali e più cazzutaggine e positività. Non si scappa al primo trauma. Alla lunga, diventi pesantuccio.

Il suo percorso psicologico, durante la storia, è a dir poco travagliato.

Che pazienza.

Non che Asuka sia più tranquilla. È l’estremo opposto a Shinji. Logorroica, espansiva, aggressiva e competitiva. Anche lei, alla lunga, diventa pesantuccia. Le sue espressioni facciali, però, sono opere d’arte. La ragazza è un meme vivente. Lo spettatore medio è destinato a odiarla, nei primi episodi, ma con il passare degli episodi si scoprirà molto della ragazza. A me ha finito per fare tenerezza.

Rei può sembrare l’ennesima incarnazione dello stereotipo della ragazzina silenziosa, timida e kawaii, ma in realtà è la più intelligente di tutti: se fa i cavoli sua e pensa a svolgere il suo lavoro perfettamente, senza farsi condizionare dall’emotività. Non è facile, con due soggetti come Asuka e Shinji come colleghi. Il suo servilismo nei confronti di Gendo è esagerato, ma ben giustificato. Ovviamente, anche lei ha i suoi segreti.

I tre compagni di classe sono molto simpatici e riescono a farci vedere, anche se in piccola misura, la vita scolastica dei tre piloti. Toji è il più greve del trio, ma dal grande cuore; Kensuke è il cervellone, amante dei mezzi bellici (Eva inclusi, ovviamente). Hikari, più conosciuta come “Rappresentante di classe”, è la meno approfondita, ma riesce comunque a farsi piacere perché dolcina ed educata, praticamente una studentessa perfetta. I tre, inutile dirlo, verranno coinvolti nella vita (manco tanto) segreta di Shinji, Asuka e Rei, chi più chi meno.

Passiamo agli adulti, non meno complessi dei ragazzini.

Misato mi ha conquistato sin dal primo episodio con la sua energia e con la sua bellezza. Nonostante il suo passato a dir poco traumatico, cerca sempre di farsi forza. È decisamente la pazzoide del cast, soprattutto perché ha uno stile di vita molto buffo. Vedere come cerca di aiutare in ogni modo possibile Shinji, nonché Asuka, fa tenerezza. Secondo me, è anche un ottimo comandante di operazioni. Attenti: è dallo schiaffo facile.

La dottoressa Akagi ha i suoi alti e bassi: ci sono momenti in cui è forte e altri in cui si merita le pizze che le molla Misato. È davvero intelligente e utile alle ricerche del Nerv, ma tende a mettere la scienza al di sopra della vita umana. Certe sue decisioni sono difficili da digerire. Se la doveste trovare antipatica, pensate che ha una madre che reputo peggiore di lei. Appare poche volte, ma ispira disgusto come pochi.

Arriviamo al pezzo forte: l’immenso Gendo Ikari. L’uomo che è riuscito a fare di una semplice posa il suo emblema.

(La cosiddetta “Posa Gendo Ikari”)

Lo si vede almeno il 70% delle volte in questa posizione. Il primo pensiero è che sia stato imbalsamato così, poi lo si vede in piedi e capace di spiccicare parola e la preoccupazione sparisce. Quest’uomo estremamente ambiguo e misterioso batte suo figlio in simpatia…il che già la dice lunga. È detentore da 14 anni del premio “Peggior Genitore del Giappone…forse anche del mondo.”, visto che sfrutta suo figlio come pilota, lo tratta con insufficienza (su 20 cose che gli dice, solo 2 sono carine) e non è stato praticamente presente nella sua vita, visto che Shinji è cresciuto con un insegnante, per poi passare a Misato. Un emerito stronzo, eppure è un rubacuori, visto che ha conquistato la madre (ora defunta) di Shinji e Ritsuko. È anche un uomo di intelligenza e carisma non indifferenti, sennò non sarebbe diventato il direttore del Nerv. Ma ci si può davvero fidare di lui? È molto raro capire cosa gli passi veramente per la testa.

Fuyutsuki, da buon braccio destro, non ha molta importanza, ma ci viene comunque data la possibilità di conoscerlo con alcune scene a lui dedicate.

I tre giovani scienziati (Shigeru, Maya e Makoto) appaiono molto, ma si sa ben poco di loro, tanto che sono dovuto andare su Wikipedia per conoscere i loro nomi, visto che vengono chiamati pochissime volte in 26 episodi. A differenza della glaciale Ritsuko, però, sembrano dotati di cuore e buon senso, sennò si sarebbero beccati pure loro varie pizze da Misato.

Ryoji Kaji è il figo del gruppo: tenebroso, ironico e affascinante, ha fatto breccia nei cuori di molte delle ragazze (anche in quello di Ritsuko, secondo me). Non si capisce mai cosa cerchi veramente, ma la tranquillità con cui affronta la vita è ammirevole. Sembra avere un animo poetico. Il legame che ha con Misato è davvero particolare, sono troppo belli insieme. Asuka, stacce, nessuno ti shippa con lui. Nonostante sia uno degli ultimi a venire introdotti, riesce a rimanere impresso.

Stesso discorso per Kaworu, pieno di spunti interessanti ma poco sviluppati, soprattutto il rapporto che si crea con Shinji. Eppure non me lo scorderò, come personaggio.

Io adoro da morire i pinguini, quindi Pen Pen è uno dei miei personaggi preferiti. Non si sa da dove venga, non si sa come abbia conosciuto Misato, non ha un ruolo attivo nella storia, ma è troppo adorabile e simpatico. Meritava più spazio. Meno complessi di Shinji, più Pen Pen per tutti!

Il cast di “Neon Genesis Evangelion” è davvero peculiare, in quanto quasi tutti i personaggi hanno una caratterizzazione psicologica davvero tosta. Difficile trovare qualcuno che non abbia almeno un trauma, un complesso o un terribile segreto. I legami che costruiscono tra di loro e il modo in cui combattono i loro demoni sono tra gli elementi che rendono “Evangelion” diverso da un qualsiasi anime con i robot. Alla fine, alcuni personaggi sono diventati in poco tempo iconici, parte importante della cultura popolare otaku. Vi dirò di più: prima di vedere per bene l’anime, ero convinto che Asuka e Rei fossero le protagoniste assolute, in quanto sono le più chiacchierate. Poi ho scoperto che esisteva anche Shinji. Pensate quanto poco lo considero…


La storia, di base, è semplice da capire: Shinji arriva a Tokyo-3, convocato da paparino per svolgere il suo ruolo di pilota di EVA. Nemmeno il tempo di dire “Ciao papà, perché ti sei fatto vivo solo ora?”, che Tokyo-3 viene presa di mira da un Angelo, un’entità davvero potente. Shinji riesce a sconfiggerlo al primo colpo, dimostrando di riuscire a sincronizzarsi alla grande con il suo robot.

Questo è solamente il primo di numerosi attacchi che avverranno nel corso della serie e non saranno tutti così semplici, visto che ogni Angelo usa strategie diverse. La questione è davvero seria: 15 anni prima gli eventi della serie, i contatti con il primo Angelo hanno scatenato un terribile cataclisma chiamato “Second Impact” che ha quasi distrutto l’intero pianeta. La missione del Nerv, quindi, è distruggere tutti gli Angeli esistenti, sennò si scatena il “Third Impact” e stavolta il mondo ci rimane secco per davvero. Per fortuna è arrivato Shinji, il pilota promettente per eccellenza, che affianca Rei, in convalescenza dopo un incidente. A essi si aggiungerà anche Asuka e altri giovanissimi piloti.

Nel corso degli episodi, ci faremo un sacco di domande, tra cui:

  • Cosa sono veramente gli EVA?
  • Qual è l’obiettivo del Nerv e del direttore “Papà del secolo?”
  • Perché i personaggi sono così complessati?
  • Perché Gendo Ikari sta sempre fermo, in quella posa?
  • Qual è il vero ruolo di Kaji?
  • Perché la madre di Shinji è così fondamentale in questa storia?

Tante domande dalla difficile risposta. Purtroppo non tutto verrà spiegato nel corso dell’anime, bisogna aspettare di arrivare al vero finale, ovvero il film “The End of Evangelion”.

Quella che potrebbe sembrare una semplice storia alla “Usiamo i robot, sconfiggiamo i cattivoni e salviamo il mondo, yeeeeee”, è invece bella tosta perché ci sono moltissime altre cose in ballo. Vediamo personaggi affrontare i loro problemi, fare scelte difficili, rischiare la vita per scoprire la verità e costruire legami importanti per poter intraprendere un futuro migliore da quello stabilito dai poteri grandi. L’elemento psicologico è fondamentale, soprattutto negli ultimi episodi, una vera sfida per l’emotività sia di chi vive gli eventi (i personaggi) di chi assiste (noi spettatori). Alcuni colpi di scena sono così forti e scioccanti che si finisce per restare di sasso.

Ho capito che avevano ragione, tutti quelli che dicevano “Se vedi Evangelion, vedi la presa a male che ti viene.”

E meno male che non ho ancora visto il vero finale. Ho paura per la mia psiche delicata.

Vedere i personaggi combattere i loro avversari personali aiuta molto a empatizzare con loro. Anche se Shinji esagera tutto e fa il bimbo capriccioso quasi tutte le volte. Le sue scene sono un vero urto persino per la gente paziente come il Dalai Lama.

Visti i temi trattati in questa storia, i momenti comici sono rari e avvengono tutti nei primi episodi, quando c’è ancora un filo di normalità. Poi cominciano le batoste, la tensione si taglia con il coltello (volano schiaffi che pare di vedere una telenovela spagnola/argentina) e la disperazione inizia a fare capolino. Mi sembra di parlare di “Danganronpa”.

Seriamente, ragazzi neofiti, costruitevi una forte corazza emotiva, prima di vedere questo anime. Io ero stato avvertito, ma ho incassato comunque tanti colpi.

Oltre alla forte componente psicologica, noterete un sacco di simbolismi legati alla religione. Gli Evangelion, gli Angeli, il sistema operativo chiamato Magi e altra roba tosta che non posso citarvi perché è spoiler sono chiari riferimenti al cristianesimo, ma ci sono anche rimandi al Giudaismo, come I manoscritti del Mar Morto, che hanno profetizzato l’arrivo degli Angeli sulla Terra. Davvero interessante, non trovate?

Ci sono davvero tanti elementi difficili da capire alla prima visione, ma forse anche alla seconda. Io non sono una cima, per quanto riguarda i simbolismi, quindi probabilmente non ho afferrato nulla. Mi farò spiegare tutto da un vero luminare.

Da segnalare la struttura temporale dell’anime: alcuni episodi più avanzati contengono dei flashback importanti per la trama. Sono inseriti in maniera, forse, “un pochitto” confusionaria, ma almeno a livello di tempistiche, si riesce a capire qualcosa. In realtà, non ho ben capito quanto tempo sia passato tra il primo episodio e l’ultimo…mi viene da pensare che non sia trascorso nemmeno un anno, ma sarà un problema mio.


La sceneggiatura è complessa tanto quanto la storia. Molti dialoghi, soprattutto gli spiegoni “scientifici”, sono complessi, bisogna stare ben attenti per evitare di saltare punti importanti. Per fortuna, però, i discorsi non sono noiosi, quindi si riesce a seguire il tutto con piacere. Le battute più semplici, come i dialoghi tra i vari personaggi, coinvolgono molto, soprattutto quando si riesce a scoprire di più sulla loro psiche.

I titoli che vengono dati agli episodi sono molto belli, alcuni li trovo addirittura poetici.


Visivamente, “Neon Genesis Evangelion” è bellissimo e resiste al tempo che passa. I personaggi sono resi in maniera molto distintiva tra loro, persino Shinji, che sembra davvero un quattordicenne giapponese qualunque. Gli EVA sono veramente fighi, diversi dai robottoni standard e anche gli Angeli hanno un loro perché, nonostante siano alquanto spaventosi. Effetti speciali da capogiro. Alcuni montaggi danno un effetto un po’ psichedelico, ammetto di essere rimasto un po’ confuso, durante alcune scene.

La colonna sonora è tanta roba. Già la meravigliosa “Zankoku” vale quasi tutta la soundtrack, ma anche le altre tracce sono molto belle, tra musiche più adrenaliche e altre introspettive. Ogni tanto sbuca qualche melodia classica, molto azzeccata. La sigla finale è davvero toccante. Se c’è un motivo per cui amo il pianoforte è proprio per la sua capacità di toccare il cuore dell’ascoltatore. In realtà, “Fly to the Moon” è cantata, ma per problemi legati ai diritti, su Netflix è disponibile solo la versione strumentale. Recupererò su YouTube.

Bellissima anche la musica dedicata alla preview dell’episodio successivo, riesce a coinvolgere e a trasmettere ancora più curiosità per i prossimi eventi. Da notare come nella fase avanzata della storia, la voce della narratrice diventi più seria, tanto da non dire nemmeno più le frasi simpatiche come “anche nel prossimo episodio, ci sarà tanto fanservice”.

Ora, però, devo affrontare l’inevitabile: il doppiaggio. Come già detto, ho cominciato a vedere “Evangelion” quando Netflix aveva già rimosso l’audio italiano, ma ero troppo curioso, quindi sono andato a cercare su internet le perle presenti nel nostro adattamento.

Che schifo.

Io “odio” Cannarsi dai tempi del riadattamento della “Principessa Mononoke” di Miyazaki. Sentire dire spesso “Dio Bestia” e intercalari toscani antichi come “pigiare”, “messere, che vi piglia” o “pulzella” mi ha lasciato UN POCHITTO inorridito. Anzi, inorridito da paura. Ho evitato ogni riadattamento fatto in seguito.

Ma io dico, perché affidano queste opere poetiche come ogni lavoro di “Miyazaki” o “Evangelion” a uno che non possiede nessuna competenza ufficiale, riguardo la lingua giapponese?

Per farvi capire, io, possessore di laurea triennale in Lingue e Civiltà Orientale e (possibilmente) a breve anche di quella magistrale, ho tecnicamente più titoli di studio di lui. Poi vabbè che sono una schiappa, ma ho comunque più competenze.

Cercare di essere il più fedele possibile alla lingua di partenza è un ottima metodologia, ma ci sono modi e modi e quello di Cannarsi è sbagliato, perché stravolge la bellezza e la qualità di ciò che tocca.

Ci tengo a precisare che io me la sto prendendo solo con lui come adattatore, perché le voci italiane hanno comunque fatto un ottimo lavoro (se sapessi sorvolare così tanto sull’adattamento, io mi vedrei ogni singola scena con Misato, sia perché è la mia preferita, sia perché a doppiarla è una favolosa professionista come Domitilla D’Amico).

Se la gente snob e superficiale ha preso la moda di sputare veleno sul doppiaggio italiano è in parte per “colpa” di questi adattamenti fatti col piffero.

Spero che il nuovo adattamento che sostituirà quello di Cannarsi recuperi il salvabile e che non cambino le voci, perché non è giusto che siano loro a pagare.


“Evangelion” è un anime che non lascia indifferenti. Il suo impatto emotivo è davvero forte. Puoi essere preparato quanto vuoi, ma le storie dei protagonisti e lo sviluppo della storia principale ti tirano fuori delle rivelazioni inaspettate e bang. Un colpo al cuore.

Complimenti a Hideaki Anno per aver creato questa storia appassionante e dei protagonisti così umani, pieni di imperfezioni, problemi e sfaccettature.

Poiché non voglio lasciare le cose incompiute, vedrò molto presto “Death & Rebirth”, il riassuntone della storia, e “The End of Evangelion”, il vero atto finale. Devo solo capire quando essere pronto per ciò.

Cosa mi è piaciuto:

  • La storia intensa.
  • I personaggi particolari.
  • La colonna sonora. “
  • ” Zankoku na Tenshi no Thesis”. Sì, ogni tre per due la devo menzionare, sennò non sono contento.

Cosa non mi è piaciuto:

  • La gestione dell’adattamento.
  • Shinji è peggio dell’urticaria alle parti intime.

RedNerd Andrea


ATTENZIONE: SPOILER SUL FINALE DELL’ANIME. OK CHE NON È IL VERO FINALE, MA SEMPRE SPOILER È.

Per question di budget, Anno ha preferito rappresentare i due episodi finali come una forte battaglia psicologica all’interno dell’animo di ogni personaggio, soprattutto quello di Shinji, il più fragile.

Sinceramente, mi è piaciuto. Forse, se l’avessi visto all’epoca, quando ancora non era uscito il film conclusivo, avrei storto un po’ il naso, ma è innegabile il tocco originale a livello di trama.

Il modo in cui finisce è commovente. Mi sono intenerito troppo.

(❤️)

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