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Gary Oldman in "Mank"

Forse forse riesco a portare a termine il mio primo buono proposito, quest’anno.

Ho deciso, con una carissima amica, di vedere i film candidati agli Academy Awards/Premi Oscar.

Per ora, ne ho visti tre in una sola settimana, progresso di cui andare fieri, vista la mia proverbiale pigrizia.

Il terzo titolo che ho spuntato è stato “Mank”, pellicola in bianco e nero che racconta i retroscena legati alla realizzazione di uno dei film più importanti della storia.


“Mank” è un film statunitense di genere drammatico e biografico: diretto da David Fincher (“Seven”, “Il Curioso Caso di Benjamin Button” e “L’Amore Bugiardo”, è uscito pochi mesi fa su Netflix, dopo una breve distribuzione nelle sale.

Questo sembra l’anno dei film biografici: di tre film visti finora, già due sono di questo genere.


Il protagonista è Herman J. Mankiewicz (il Premio Oscar Gary Oldman), per gli amici “Mank”, uno dei due sceneggiatori, insieme a Orson Welles (Tom Burke) di “Quarto Potere” (1940). Durante la stesura del copione, Mank è stato portato in una casa abbastanza isolata, accudito dall’infermiera Frieda (Monika Gossmann) e dalla segretaria Rita (Lily Collins). A fare da tramite tra i due sceneggiatori è il produttore Houseman (Sam Troughton).

Altri personaggi importanti sono Louis B. Mayer (Arliss Howard), co-fondatore dei celebri studi cinematografici MGM (Metro-Goldwyn-Mayer); Joseph (Tom Pelphrey), fratello minore di Mank; William Hearst, importante imprenditore e politico; Marion Davies (Amanda Seyfried), compagna di Hearst; Sara (Tuppence Middleton), moglie di Mank; il produttore Irving Thalberg (Ferdinand Kingsley) e il politico Upton Sinclair (Bill Nye).

Quanti personaggi. A parte Mank e le donne, ci ho messo un po’ per distinguere gli altri personaggi; li confondevo spesso pure con altre figure molto più secondarie.

I film con un cast super nutrito mi stendono.

Ci sarà un motivo, se tutti definiscono Gary Oldman uno dei più bravi attori della sua generazione: è formidabile in ogni cosa che fa. Riuscirebbe a conquistare pubblico e critica anche interpretando un peto.

I film più di nicchia mi hanno aiutato a vedere Oldman oltre il suo iconico Sirius Black e Mank non ha che confermato il mio pensiero: è bravissimo a fare tutto.

Informandomi, però, ho scoperto che Oldman ha 20 anni in più, rispetto al vero Mank dell’epoca…e un po’ si è visto. Vabbè, sticavoli, alla fine, visto che è stato davvero bravo.

Non è facile sopportare il carattere di Mank: dice tutto quello che passa per la testa, è anticonvenzionale e ha alcuni problemi che gli impediscono di vivere una vita agiata con la moglie. Alcune scene le ho reputate “imbarazzanti” proprio perché lui scatenava bufere solamente parlando. Ciò nonostante, è un bravissimo sceneggiatore e la storia lo dimostra.

Nemmeno Orson Welles è un tenerone: appare poco, ma traspare subito il suo carattere molto imponente, a tratti davvero tosto. Trovo sia un miracolo che questi due siano riusciti a completare una sceneggiatura senza uccidersi a vicenda.

Intorno alla figura dell’antieroe Mank, gravitano due eroine più moralmente integre: la segretaria Rita e la moglie Sara. La prima cerca in tutti i modi di far lavorare Mank, senza che lui cada nei suoi vizietti, mentre l’altra lo sopporta da 20 anni (non è un caso che tutti la abbiano soprannominata “Poor Sara”…mi è venuto da chiamarla così pure a me, più di una volta). Tuttavia, la prima riusciamo a conoscerla bene, grazie anche ad alcune informazioni riguardo la sua vita fuori dal lavoro, mentre la “santa” mogliettina è più uno stereotipo: a parte vederla sempre a disagio a causa del carattere insolito di Mank, poco sappiamo.

I vari personaggi appartenenti al mondo della politica e dello spettacolo incarnano alla perfezione le luci e le ombre (con netta prevalenza del secondo elemento) di questi due universi complessi: non sono persone di retta moralità manco per niente, non hanno scrupoli e si fanno beffe degli altri. Non ne esce fuori un ritratto molto lusinghiero delle personalità famose degli anni ’40. L’unica buona è Marion, svampita ma allo stesso tempo sveglia e genuina. Non a caso è l’unica che fa una buona impressione a Mank. Tra l’altro complimenti alla Seyfried per aver fatto una performance veramente gradevole e coinvolgente. Chi ha visto “Mamma Mia” e “Mean Girls”, sarà felice di vederla così maturata anche a livello artistico.

Il cast bello generoso rende il film ancora più intrigante e fornisce molto materiale per una lezione di storia del cinema, in quanto tutti (più o meno) personaggi realmente esistiti. Personalmente, a parte Orson Welles, non conoscevo nessuno di loro, quindi ho imparato moltissimo.


Il film è ambientato, principalmente, nel 1940: Mank si è da poco infortunato a causa di un incidente stradale, ma è stato arruolato da Orson Welles per scrivere insieme una sceneggiatura per un film che potrebbe rivelarsi un successo. Per questo, Welles costringe Mank a isolarsi da tutti, in modo da poter scrivere la sua parte senza ostacoli. Le uniche persone che può vedere sono la segretaria, l’infermiera e il produttore del film.

Di base, la trama è facilissima da capire…ma ci sono anche molti flashback, utili per aiutare il pubblico a capire perché Mank ha scelto di usare certi riferimenti a persone realmente esistite, all’interno della sceneggiatura. Quindi, tra una scelta e l’altra della trama principale, vengono inseriti flashback riguardo vari incontri lavorativi e non tra Mank e altre personalità.

Per fortuna ci sono questi eventi del passato, sennò il film sarebbe durato mezz’ora, non avrebbe avuto questa interessante complessità narrativa e nessuno, a parte quelli veramente informati, avrebbe capito a pieno il dietro le quinte di “Quarto Potere”.

Devo dirlo. però: i flashback mi hanno un po’ confuso. Secondo me, potevano essere gestiti meglio, ma mi pare di capire che a Fincher non piaccia la banale linearità, visti anche i precedenti film diretti.

A causa di questa particolare struttura temporale, la prima oretta di film non è fortemente coinvolgente, ma appena si delineano bene le varie sottotrame, come i rapporti tra Mank e gli altri personaggi oppure il clima politico dell’epoca, diventa tutto più interessante.

Grazie all’eccentricità di Mank, ci sono anche delle scene ironiche.

Secondo me, alcune situazione lavorative e politiche degli anni ’40, in un modo o nell’altro, sono ancora attuali.


La sceneggiatura è interessante: i dialoghi sono serrati, pieni di battute, riferimenti e allegorie.

I personaggi sono rappresentati con tutti i loro pregi e difetti, alcuni più sviluppati, altri meno.

La storia è molto interessante, soprattutto tramite gli occhi di un ignorante in materia, nonostante la struttura temporale sia un po’ confusionaria (per fortuna i flashback vengono introdotti con una didascalia che indica luogo e anno, sennò pensa che caos).


La componente estetica del film è stupenda.

Sembra di vedere un film degli anni ’40: la pellicola è interamente in bianco e nero e anche gli effetti sonori, i timbri vocalici leggermente modificati sembrano davvero vecchia scuola.

Non ho visto molti film in bianco e nero, in generale, quindi mi sono davvero divertito a immergermi in un modo artistico che mi è quasi oscuro.

Gli abiti hanno reso il tutto ancora più magico, tra outfit eccentrici da festa e abiti di scena.

Un fantastico tuffo nella storia.

Anche le musiche sono perfettamente adattate ai toni e ai suoni classici del canone.


Non so perché, ma reputo “Mank” un perfetto film da presentare agli Academy Awards: sarà per il contesto politico, oppure per l’atmosfera molto tradizionale…non lo so.

Sicuramente, per uno spettatore giovane e poco istruito come me, questo film è stato davvero educativo, in quanto mi ha permesso di conoscere in maniera più approfondita il contesto temporale, artistico e politico dietro la realizzazione di “Quarto Potere”.

Oltre alle performance di alto livello di Oldman e Seyfried, ho molto amato il taglio registico e il rispetto dello stile estetico tradizionale di quell’epoca.

Secondo me, ha qualche chance di vincere almeno una statuetta. “Mank” è candidato in 10 categorie: Miglior Film, Miglior Regista, Miglior Attore, Migliore Attrice non Protagonista, Miglior Fotografia, Miglior Colonna Sonora, Migliore Scenografia, Migliori Costumi, Miglior Trucco e Acconciatura e Miglior Sonoro. Tutte nomination assolutamente meritate, quindi sarei felice se riuscisse a portarsi a casa anche solo una vittoria.

Che questo film sia un monito, per me: devo recuperare “Quarto Potere”.

Non l’ho mai visto, il genere non rientra nei miei gusti, ma voglio togliermi questa curiosità e aggiungere al mio limitato bagaglio culturale un pezzo di storia del cinema.

RedNerd Andrea

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